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«Covid hotel: iniziativa intelligente, nome forse sbagliato»

Covid hotel: ha fatto discutere la disponibilità di 8 alberghi in provincia di Varese a fronte del silenzio proveniente dal territorio lariano. «Sinceramente in molti, soprattutto lungo il lago, non si sono fatti avanti perché sembrava fosse necessaria, come requisito, la vicinanza della struttura a un ospedale. Così è capitato anche per il sottoscritto – spiega l’albergatore di Bellagio ed ex presidente della categoria Luca Leoni – Altrimenti ritengo che per gli hotel magari non troppo grandi che erano vuoti o chiusi, avere un’entrata economica fissa per un certo periodo sarebbe stato sicuramente interessante. Oltre che per il fatto di fornire un servizio alla comunità».Nessun timore dunque che essere identificato come un Covid hotel possa dare un’immagine negativa alla struttura? «Assolutamente no. Non penso proprio che ci sia un problema di caduta di immagine, anzi potrebbe essere un valore aggiunto – afferma Luca Leoni – Chiusa poi l’esperienza di hotel al servizio del sistema sanitario e della collettività, dopo i necessari interventi di sanificazione si sarebbe tranquillamente tornati alla normale attività».Importanti anche le caratteristiche delle strutture ricettive. «Forse, a mio giudizio, sarebbero più idonei hotel appartenenti a catene, molto grandi e standardizzati nell’offerta dei servizi. Spesso gli alberghi sul lago hanno invece dettagli che probabilmente non si adattano bene. Magari stanze di dimensioni più piccole o tendaggi e arredamenti non troppo consoni».Dubbioso su alcuni dettagli dell’operazione invece Andrea Camesasca, vicepresidente degli albergatori comaschi. «L’idea è sicuramente intelligente ma forse è stato scelto un nome sbagliato. Purtroppo parlare di Covid hotel rischia di ingenerare valutazioni errate – spiega Camesasca – Ci sono sicuramente nel territorio diverse strutture che avrebbero i requisiti idonei, vanno ricercate e coinvolte nel progetto. È necessario spiegare bene il bando di Ats Insubria e condividere anche l’iter con la Prefettura».Va ricordato che gli albergatori, in base a convenzioni stipulate con Regione Lombardia, riceverebbero una somma al giorno per ciascun ospite. «Abbiamo comunque più volte divulgato la proposta e rimanderemo l’invito a tutti gli iscritti – dice ancora Andrea Camesasca – Può anche darsi che, finita la stagione estiva, molti albergatori abbiano chiuso e si siano trasferiti altrove durante questo nuovo picco epidemico e non siano aggiornati o interessati a questa opportunità».

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