(ANSA) – ROMA, 09 OTT – L’allarme usura era già nell’aria, innescato dai dati del Viminale, dalla Guardia di Finanza, dal Commissario Antiracket ed ora a metterlo nero su bianco sono i commercianti: 40 mila le imprese a rischio con la crisi provocata dalla pandemia che ha aumentato nettamente l’esposizione ai fenomeni criminali. Un fenomeno che risulta in crescita e che è ancora più grave nel Mezzogiorno e nel comparto turistico-ricettivo , secondo quanto risulta da un’analisi effettuata da Confcommercio sulla percezione dell’usura tra le imprese del commercio e dei servizi . Un risultato che fa chiedere dal presidente dell’associazione Carlo Sangalli al governo, di fare di più in termini di indennizzi e moratorie. Secondo l ‘ indagine, da aprile ad oggi, le imprese del commercio al dettaglio, dell’abbigliamento, della ristorazione e quelle del comparto turistico (strutture ricettive e balneari) hanno dovuto fare i conti con la riduzione del volume d’affari (37,5%), la mancanza di liquidità e le difficoltà di accesso al credito (36,9%), la gestione delle procedure per adeguarsi alle norme sanitarie (13,5%) e le problematiche connesse agli adempimenti burocratici (12,1%). (ANSA).
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