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Cresce il numero di diplomati e laureati sul Lario, ma i giovani faticano a entrare nel mondo del lavoro

Le conseguenze dell’epidemia hanno pesato e continuano a pesare sul sistema economico lombardo, compreso quello dell’area lariana. Il Rapporto “Giovani, formazione e lavoro: dalla scuola alla professione”, realizzato dall’ufficio Studi e statistica della Camera di Commercio di Como-Lecco (che comprende dati fino al gennaio 2021), offre una chiave di lettura del mondo dei giovani e del lavoro in un’ottica di medio-lungo termine.Presentato ieri al salone nazionale dell’orientamento “Young Digital”, fornisce ai giovani informazioni preziose sulle dinamiche della domanda e dell’offerta di lavoro sul territorio lariano.L’istruzioneIn generale, il mondo del lavoro esige una disponibilità al miglioramento del proprio patrimonio conoscitivo. È quindi confortante il dato che registra la crescita di diplomati e laureati residenti in provincia di Como (il periodo considerato va dal 2012 al 2020 per i diplomati e dal 2013 al 2018 per i laureati). In diminuzione invece i “qualificati”, cioè coloro che concludono i percorsi formativi nel segmento dell’Istruzione e Formazione professionale. Al termine dell’anno scolastico 2019-2020 si contano 4.150 diplomati (erano 4.000 nel 2018/19) con 7 studenti comaschi su 10 che arrivano a completare gli studi superiori. Prevalgono i liceali (45%), con un 35% che sceglie indirizzi tecnici.La scelta universitariaNel territorio lariano quasi due terzi dei diplomati si indirizza verso un percorso universitario: il dato relativo all’anno 2018-2019 evidenzia un livello di passaggio all’università pari al 66,5%. La scelta dei percorsi universitari nel Comasco si orienta principalmente verso le discipline economico-statistiche (14,4%) e quelle del gruppo di laurea ingegneristico (14,2%). Per quanto riguarda l’Università dell’Insubria, nella foto, nel 2018 si registra un incremento di laureati del 6,1%, con il doppio dei laureati in chimica e fisica rispetto al 2017.Il lavoroLa nota dolente viene dal mondo del lavoro. Il Rapporto evidenzia che i giovani comaschi non trovano opportunità di lavoro sul proprio territorio di residenza. Ma d’altro canto, le imprese segnalano difficoltà a trovare personale funzionale alle proprie esigenze. Un mancato incontro di domanda e offerta che spinge le aziende ad assumere fuori dal territorio e i giovani laureati a cercare lavoro fuori dal Comasco o all’estero. In provincia di Como sono in diminuzione i giovani in cerca di occupazione: da 3.700 nel 2018 a circa 2.900 nel 2019.Le professioni più richieste nel periodo gennaio-ottobre 2020 a Como sono state cuochi, camerieri e figure da impiegare nei servizi turistici. Nonostante il lockdown, la richiesta di queste professioni è stata alta soprattutto nel periodo estivo, anche per lo sviluppo del cosiddetto “turismo di prossimità”. Richiesti anche tecnici dei settori vendite, marketing e distribuzione e personale non qualificato nei servizi di pulizia e nei servizi alle persone.Il settore tessile, abbigliamento e moda a Como ha un peso importante: considerando i valori medi del periodo 2018-2019, il gap tra domanda e offerta per la fascia di età fino ai 24 anni appare più contenuto rispetto ad altri settori.Le 5 professioni più difficili da reperire nel periodo gennaio-ottobre 2020 nel Comasco sono state operai specializzati e conduttori di impianti nelle industrie tessili, di abbigliamento e calzature, oltre che operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche. Significativa la richiesta di tecnici in campo informatico dovuta alla domanda di figure di supporto alla crescente digitalizzazione dei processi produttivi.Le previsioni a livello nazionale studiate da Unioncamere, e che tengono conto degli effetti dell’epidemia, evidenziano che nel 2020-21 la domanda di lavoro si concentrerà sulle figure maggiormente qualificate (specialisti e tecnici) di cui le imprese non possono fare a meno.

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