Cresce la domanda occupazionale in provincia di Como. In base ai dati Unioncamere del progetto Excelsior, relativi alle proiezioni occupazionali delle aziende nel trimestre agosto-ottobre 2018 emerge una crescita della domanda rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (agosto-ottobre 2017), di 770 unità (+330 nell’Industria e 440 nei Servizi). In Lombardia il saldo è pari a +39170 unità (+8060 Industria e 3100 Servizi). Ancora una volta i numeri confermano che il contratto a tempo determinato è quello maggiormente prediletto dalle aziende: a Como sale del 10%, sempre nel paragone con l’anno passato. Sempre sul territorio sono previste assunzioni al 25% con contratti a tempo indeterminato, al 66% a tempo determinato, al 5% di apprendistato, al 4% con altri contratti. Come detto è il settore industriale quello nel quale si manifestano maggiori assunzioni a tempo indeterminato per quanto riguarda le imprese della Provincia di Como con il 43%. Le figure professionali più ricercate in valore assoluto nel mese di agosto 2018 in provincia di Como sono cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici (260 unità). «I dati sulla domanda di lavoro delle imprese – dice Salvatore Monteduro segretario generale Uil Como – evidenziano da un lato la crescita dell’occupazione complessiva, dato questo positivo, ma dall’altra parte resta il problema legato all’aumento dei rapporti di lavoro di tipo precario. Prematuro valutare quale siano gli effetti delle modifiche introdotte dal decreto “dignità” ai contratti di lavoro a tempo determinato, anche in considerazione del fatto che è previsto un periodo transitorio fino al 31 ottobre per l’applicazione delle nuove norme sui contratti a termine già in corso. Ma può essere già espressa una prima considerazione di merito: chi ha paventato una perdita complessiva di posti di lavoro, a seguito dell’entrata in vigore delle modifiche legislative, ha fatto una analisi errata o quanto meno azzardata. Certo non è tutto rose e fiori, la ripresa economica in atto è principalmente dovuta alla domanda estera e le aziende che non sono inserite nel processo di internazionalizzazione. È quindi necessario attivare una politica di investimenti pubblici, necessari per realizzare, ammodernare e mettere in sicurezza le infrastrutture urbane, che costituiscono la base dello sviluppo economico e sociale del paese»
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