operai di Mariano Comense e Morbegno, rispettivamente di 64 e di 53 anni, sono rimasti sì feriti (uno, il primo, è ricoverato in ospedale a Cantù per le ferite rimediate nella caduta nel vuoto di almeno quattro metri), ma la sensazione è che l’esito della giornata avrebbe potuto essere ben più drammatico.Il crollo è avvenuto poco prima delle undici di mattina in un grande palazzo venduto un anno e mezzo fa da un privato a una società (il 13 marzo del 2012) e ora in via di ristrutturazione.Quattro piani, in cui si trovavano gli operai di una impresa edile di Lipomo, intenti a rimuovere macerie e a fare pulizia. Non, dunque, a lavorare alla struttura stessa del palazzo. Motivo per cui il cedimento è a un tempo inspiegabile e preoccupante. Una preoccupazione estesa anche alla Procura di Como che, non appena saputa la notizia e disegnati i primi contorni dell’accaduto, ha provveduto a mettere sotto sequestro preventivo l’intero stabile interessato alla ristrutturazione, in attesa di ulteriori verifiche.Cinque operai si trovavano al secondo piano dell’area destra del palazzo, quella più vicina a via Cinque Giornate.Tre erano sui lati della grande sala di quasi 50 metri quadrati, e questo li ha salvati perché la soletta ha ceduto soprattutto nella parte centrale. Due operai invece sono precipitati: il primo è riuscito in qualche modo ad aggrapparsi a una trave, rimanendo sospeso nel vuoto ma evitando lesioni più gravi (alla fine per lui la prognosi è di sette giorni). Il secondo è caduto con tutta la soletta. È ricoverato a Cantù in osservazione ma per fortuna non sarebbe in pericolo di vita.In via Cinque Giornate sono arrivati i vigili del fuoco (con tre mezzi da Como e Cantù), il 118, la polizia locale (che ha chiuso al traffico e al passaggio le vie interessate al crollo), i tecnici dell’Asl e anche le volanti della polizia che hanno raccolto le prime testimonianze che poi convergeranno nel fascicolo della Procura aperto sull’accaduto.«Non ci sono rischi di stabilità – ha detto il caporeparto dei vigili del fuoco, Stefano Zuccato, a emergenza rientrata – e nemmeno di crolli lungo la strada». Lo stabile tuttavia è stato posto sotto sequestro per volere del magistrato di turno. Tra i negozianti della via si sono comunque vissuti attimi di apprensione. «Non ho sentito il botto perché avevo la musica accesa – dice Daniele Riboni, dell’“iStuff” – Però a un certo punto ho visto un gran polverone e sono uscito per capire cosa succedeva. Non vedevo la fine della via. Ho visto un uomo uscire dal palazzo con le sue gambe, era ferito, poi sono giunti i soccorsi».Angelo Mariani abita invece in via Cinque Giornate, accanto al palazzo interessato dal crollo. «C’era una grande polvere – racconta – Un uomo si è affacciato a una finestra del palazzo, era tutto insanguinato ma parlava». I calcinacci sono piovuti anche lungo la via, fino a sfiorare le vetrine del ristorante “Gesümin”: «Non abbiamo subito danni – dicono dal locale mentre accolgono in sala i primi clienti – Ma il botto è stato impressionante. E c’era polvere ovunque». In via Tatti arriva anche un ragazzo romeno, Vasile Donegano: suo fratello era tra gli uomini al lavoro nel palazzo. Apprende che non è tra i feriti. Ha gli occhi lucidi: «Sta bene – dice – Ho visto tutta questa gente fuori e mi sono spaventato. Ma sta bene». Una storia a lieto fine tra le tante di una giornata in cui davvero si è sfiorata la tragedia. E non è una frase di circostanza.
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