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Da Olgiate a Houston: «Intorno a me il disastro: sono bloccata in casa, circondata dall’acqua»

«Mi trovo come su un’isola, completamente circondata da quello che mi sembra un lago immenso». La testimonianza arriva dal cuore di Houston, dove Daniela Scordia, originaria di Olgiate Comasco, vive da diverso tempo.In queste ore si trova nel pieno della terribile alluvione seguita alla tempesta tropicale Harvey, che ha completamente sommerso la terza città più grande degli Stati Uniti.«Vivo in Lillian Street – spiega Daniela – e il fatto che io non abbia ancora l’acqua in casa è un miracolo; sono vicina a Memorial Drive, una delle arterie principali di Houston e una delle strade più belle, che è stata completamente allagata dal fiume Buffalo Bayou (che sta ancora salendo), a circa 5 o 6 isolati da casa mia».Daniela Scordia, dopo la laurea in Economia alla Cattolica di Milano, ha lavorato negli Stati Uniti anche come dirigente di logistica per l’esercito americano in Afghanistan e fatalmente, oggi, si occupa di ricostruzione dopo disastri naturali.Come è la situazione ora?«Una pioggia “strana”, fittissima e pesante, cade incessantemente da giorni. Il problema è poi che le case costruite in cemento armato qui sono rare. In questi quartieri le abitazioni hanno l’armatura in legno e sono rivestite in stucco. Io fortunatamente abito in una zona più elevata e non ho avuto grossi problemi. Ma intorno a me c’è il disastro, quando il fiume è uscito ha allagato tutta la città e io sono bloccata in casa, circondata dall’acqua».L’uragano Harvey intanto continua a imperversare e dal Texas meridionale si sta dirigendo verso la Louisiana. A Houston l’allerta rimane alta e migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le case. La devastante tempesta ha battuto il record degli Usa continentali con 132 centimetri di pioggia caduti rilevati a Cedar Bayou, a Est di Houston, dal servizio meteo federale.«Sono 58, ad oggi, le contee in cui è stato dichiarato lo stato di calamità – spiega ancora Daniela Scordia – Nella mia zona fortunatamente c’è un market aperto ma i ristoranti e i bar sono sommersi. Le macchine sono inutilizzabili e con l’alluvione diventano trappole mortali. È impressionante vedere la gente sul tetto di notte con i bambini piccoli. I salvataggi sono cominciati sabato notte e devo dire che l’organizzazione degli aiuti è impeccabile. Lo stadio di football di Houston è stato messo a disposizione degli sfollati nel giro di otto ore. Migliaia di persone sono state assistite dalla Croce Rossa e il numero dei volontari è impressionante».Cosa accadrà finita l’emergenza?«Non mi stupirei se, nel giro di un anno, Houston si rimettesse in pedi. I texani stanno facendo un lavoro incredibile, sono gente testarda, pragmatica. I privati hanno preso le loro barche per andare a raccogliere le persone in pericolo e la gente apre le case per ospitare gli sfollati. Il sito della Red Cross è stato sommerso di contatti di persone che vogliono prestare aiuto. Houston non è nuova all’emergenza e per molti vige l’obbligo di assicurare le case. Questo uragano però è stato così devastante e un numero enorme di persone colpite non ha assicurazione. L’emergenza verrà gestita dalla “Fema” (Federal Emergency Management Agency), un ente federale che si occuperà di chi non ha mezzi. Sicuramente non verremo lasciati soli».Katia Trinca Colonel

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