Interventi alla doganaI dati della guardia di finanza per il 2013 su contraffazione e tutela del “Made in Italy”Dal primo gennaio al 31 dicembre 2013 in dogana la guardia di finanza ha intercettato 73.045 articoli contraffatti. Un numero che porta ad una media di 200 al giorno, che è ulteriormente salita a 264 in questi primi giorni del 2014 visto che i capi sequestrati hanno già toccato quota 7.126. Una montagna di magliette, giubbotti, camicie, pantaloni e jeans riportanti marchi contraffatti ma anche (anzi soprattutto) una serie infinita di prodotti con il marchio “made in Italy” pur essendo prodotti
in Cina. Gli ultimi e recenti interventi delle fiamme gialle (curioso quello che aveva riguardato oltre 5 mila tutine per bambini con il logo di Peppa Pig) hanno riportato l’attenzione su questo tipo di reato che, dicono gli uomini del gruppo di Ponte Chiasso della guardia di finanza di Como, soprattutto con le festività natalizie torna a rifiorire. «Ma non solo – dice al riguardo il tenente colonnello Sergio De Francesco – Altri mesi cruciali sono quelli che portano dalla primavera all’estate, quando il flusso turistico aumenta».E dunque anche le “patacche” da vendere come souvenir. Già, perché alla fine, la stragrande maggioranza dei sequestri di questo settore (pari al 72% del totale) riguarda torri di Pisa, cupole di San Pietro o immagini di Papa Francesco con il marchio “made in Italy”, ma in realtà in ingresso nella Penisola dopo essere atterrate dalla Cina.Un mercato fiorente, quello della contraffazione, che stando ai dati nazionali diffusi ieri dalla guardia di finanza nel 2013 ha toccato i 130 milioni di prodotti sequestrati in Italia, con una media di 30 interventi al giorno e un incremento del 25% rispetto al 2012.Ma torniamo al valico di Brogeda. Il sequestro più imponente del 2013 è stato quello del 16 ottobre, quando furono intercettati 33.328 souvenir dell’Italia riportanti il marchio “made in Italy” ma prodotti in Oriente. Blitz che portò alla segnalazione in procura a Como e all’apertura di un fascicolo per la «vendita di prodotti industriali con segni mendaci». Alla fine dell’anno, il totale di questi articoli ha toccato le 53.213 unità, mentre i capi di abbigliamento di marchi contraffatti (perseguiti con il reato di «introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi») sono stati 19.832. Per un totale dunque di 73.045.E già nei primi giorni del 2014 sono stati 5.126 i “made in Italy” in arrivo dalla Cina e 2.000 i marchi “taroccati”. «Il trend nel nostro territorio è abbastanza costante – dice al riguardo il comandante del gruppo di Ponte Chiasso, il tenente colonnello Sergio De Francesco – Quasi tutti questi prodotti arrivano dalla Cina, poi vengono sbarcati in una piazza qualsiasi d’Europa per cercare infine di entrare in Italia dalle frontiere. Non ci sono particolari strategie per nascondere questi prodotti, in quanto il volume e la quantità della merce impedisce l’utilizzo di doppi fondi o cose simili. Quindi vengono di solito collocati su camion che viaggiano con un carico di copertura». Come è ben possibile immaginare, è impossibile controllare tutti i Tir in transito dalla dogana (3 mila al giorno), anche perché l’unico modo per verificare l’esatto contenuto dei vari colli è scaricare il mezzo pesante e controllare. Fondamentale diventa a questo punto il “fiuto” del finanziere: «Serve l’intuito dell’investigatore, che valuta carico per carico, ma importanti sono anche le indagini che stanno a monte e che possono portare a delle segnalazioni». «In questi anni di crisi economica combattere la contraffazione è una cosa importante – continua il comandante – ma anche i singoli cittadini possono fare molto non comprando certi prodotti che sanno essere dei falsi». Il congedo è con una battuta: «Ci sono i cani anti droga e quelli anti valuta – dice il tenente colonnello Sergio De Francesco – Purtroppo non ci sono i cani anti contraffazione».
M.Pv.
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