«La chiusura alle auto del lungolago è apprezzabile, in senso assoluto. Anzi, direi naturale. Ma è il metodo con cui viene affrontata è sbagliato».Nemmeno gli ambientalisti sembrano essere dalla parte di Palazzo Cernezzi sulla pedonalizzazione del lungolago. Elisabetta Patelli, portavoce regionale dei Verdi, condivide l’idea ma contesta l’approccio. La giunta ha affidato a uno studio la verifica di fattibilità dell’ipotesi di pedonalizzazione (tranne una fascia di apertura alle auto
dalle 7 alle 9).L’idea non è piaciuta a tutti. I sindaci dei Comuni affacciati sulla sponda orientale del Lario temono un effetto tappo.«È comprensibile – dice Patelli – Una scelta di Como, pur giusta nei principi, non può ripercuotersi sui Comuni limitrofi. Non si può pensare di intervenire soltanto sul lungolago: bisogna studiare un progetto di mobilità strutturato, organico. Che analizzi anche la viabilità dei paesi vicini, i mezzi di trasporto alternativi e i parcheggi di interscambio. In altre parole: prima si studia un piano strategico, ampio. Poi, si procede con le pedonalizzazioni, auspicabili e giuste. Altrimenti, un delicato sistema rischia di collassare». Patelli non rinuncia poi a una critica sulla «schizofrenia» dell’esecutivo di Como: «Si pedonalizza il lungolago e si rispolvera l’autosilo in viale Varese, calamita per le auto. Due proposte incompatibili», dice.
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