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Dal Lario all’Adriatico attraverso il Naviglio Martesana

Il progetto di un docente del Politecnico prevede un’idrovia da Locarno a VeneziaVi ricordate Yanez de Gomera? Il pirata lacustre cantato da Davide Van De Sfroos al Festival di Sanremo che svernava a Cesenatico? Bene, se a bordo di un vascello avesse potuto raggiungere il mare Adriatico partendo dal Lago di Como, probabilmente sarebbe stato l’uomo più felice del mondo. E non è detto che il suo sogno di arrivare in Riviera partendo dai laghi non possa diventare realtà, visto che proprio in questi giorni è stato presentato un progetto in tal senso. Un piano che punta a riportare

alla luce la cerchia dei navigli di Milano per costruire una via d’acqua navigabile che colleghi il capoluogo lombardo con Locarno, da una parte, e con Venezia dall’altra.Ne abbiamo parlato con l’architetto Antonello Boatti, professore associato al Politecnico di Milano, al quale è stato affidato da parte del Comune di Milano un incarico (gratuito) di prefattibilità del progetto.«Il sistema dei navigli storici, Martesana, Naviglio Grande e Pavese – ricorda il professore – è stato interrotto nella sua continuità quando, molti decenni fa, si è deciso di interrare i navigli nella cerchia di Milano. Il tratto della Martesana è quello che interessa il raccordo con il vostro Lago di Como attraverso l’Adda. Si tratta di riaprire all’interno di Milano circa 8 chilometri di percorso interrato delle acque nel lato est della cerchia dei navigli. Verso ovest, per tutta una serie di ragioni legate al traffico e alla viabilità, non è possibile intervenire».Lo studio, condotto dal professor Boatti, è certamente rincuorante. «Si è dimostrato – afferma il docente – attraverso indagini di sostenibilità idraulica, idrologica e idrogeologica, condotte insieme all’Università di Pavia, di impatto viabilistico, valutato dal professor Giorgio Goggi del Politecnico, e di opportunità economica, in collaborazione con la Bocconi, che i benefici per Milano derivanti dal progetto sarebbero molteplici: decongestionamento del traffico, maggiore diffusione delle attività commerciali nelle aree interessate, rivalutazione edilizia, decentramento della movida, incremento del turismo in tutta l’area della metropoli e dei laghi lombardi».Resta da capire, in un progetto di queste dimensioni, come e in quanto tempo i percorsi potrebbero diventare davvero navigabili in continuità.«Il primo traguardo – dice Boatti – potrebbe riguardare il Lago Maggiore, dal quale si potrebbe raggiungere Milano attraverso il Ticino, il Naviglio Grande e da qui risalire fino alla Darsena per poi entrare in città dalla cerchia riaperta. Poi si dovrà estendere la navigabilità al Lago di Como attraverso, come dicevamo, la Martesana, il Naviglio di Paderno e l’Adda. In questo caso ci sarà da risolvere qualche situazione critica, come quella di alcuni ponti troppo bassi, ma nulla di impossibile».In buona sostanza, se in alcuni tratti potrebbero arrivare in soccorso le piste ciclabili, l’acqua dei navigli, tornando all’antico, potrebbe cambiare il volto di Milano, restituendole un po’ di umanità e diventando di fatto un lungo ponte tra i laghi e il mare. Per quanto riguarda il tracciato verso l’Adriatico andranno fatte altre valutazione sulla navigabilità del Po, ma nemmeno in questa parte del percorso gli ostacoli sembrano insormontabili.Anche se uno dei temi di Expo 2015 sarà l’acqua, è del tutto evidente che il tema dei navigli non potrà essere svolto in tempo per l’apertura dell’esposizione universale di Milano. «Certamente no – conclude Boatti – ma non dimentichiamoci che per la prima volta il Comune di Milano ha inserito nel Piano di governo del territorio il recupero del tracciato dei navigli e questo rappresenta un enorme passo in avanti».Se consideriamo che ben quattro università, Statale, Politecnico, Bocconi e Pavia, stanno remando dalla stessa parte, possiamo ben dire di essere almeno in buone acque.

Maurizio Pratelli

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