Daniele Danesin, lezzenese, già campione del mondo di canottaggio, da anni vive in Nuova Zelanda, dove è ora un affermato produttore di birra: anche in questo settore ha tra l’altro conquistato un titolo iridato, nel 2019 al World Beer Awards di Londra.Negli scorsi giorni ha seguito dal vivo la finale di Coppa America fra “Luna Rossa” e il “Team New Zealand” ad Auckland, terminata nella notte con la vittoria dei “Kiwi” padroni di casa.
Sulla barca italiana erano operativi altre tre ex azzurri del remo, Romano Battisti, Nicholas Brezzi Villi ed Emanuele Liuzzi. Il comasco è stato a stretto contatto con il team tricolore e dalla Nuova Zelanda ha mandato la sua testimonianza, di seguito riportata.
Sono stato in contatto con Romano Battisti fin da quando il team è arrivato in Nuova Zelanda qualche mese fa. Io e la mia compagna Stefania viviamo a Christchurch che è nella parte centrale dell’isola del Sud, mentre Auckland è nella parte Nord dell’isola settentrionale.Romano non ha mai avuto giorni liberi per venirci a trovare, purtroppo; spero possa passare dopo le regate, visto che siamo stati compagni di squadra per tanti anni. Avevo incrociato in passato anche Emanuele Liuzzi, che ho avuto il piacere di conoscere meglio in questi giorni. Lo stesso discorso vale anche per Joe Sullivan, pure ex canottiere e oro a Londra in “doppio”, proprio davanti a Romano, che è sulla barca “Team New Zealand”.
Stefania ed io siamo arrivati ad Auckland di sera, siamo partiti appena finito di lavorare. Al mattino seguente ci siamo trovati con Battisti e Liuzzi per un caffè, al porto. È stato bello e un po’ strano, devo essere sincero: è stata infatti la prima volta per me, rincontrare vecchi compagni di squadra in un ambiente completamente diverso.Bello poter parlare la nostra lingua, sentire i loro racconti su questa avventura, i loro allenamenti, le sensazioni che si provano ad essere parte di un team così prestigioso e poter lottare per il trofeo sportivo più antico del mondo. Vedere il tricolore sventolare mi trasmette sempre una sensazione unica: vivo lontano dall’Italia e non sono più uno sportivo ad alto livello. Per questo riesco ad apprezzare di più e meglio le gesta e i risultati conseguiti dai nostri atleti.Romano ed Emanuele sono riusciti a farci entrare per quattro giorni consecutivi nella zona privata, dove soltanto le famiglie e i membri del team sono ammessi. Abbiamo avuto l’opportunità di vedere l’uscita in acqua di “Luna Rossa”, le regate e il rientro. Abbiamo avuto il piacere di stringere la mano e parlare con tutta la squadra e vedere da vicino l’immenso lavoro che c’è dietro.Romano arrivava al porto alle 9.30 e tornava a casa alle 21, anche durante i giorni di gara. Un lavoro intenso: aiutare ad assemblare l’imbarcazione, preparare il materiale da portare sul campo di regata, pulire, asciugare lo scafo e le vele alla fine di ogni giornata, smontare tutto per poi collocare le parti nell’hangar. E in mezzo, le competizioni. Ho visto grandi impegno e passione.
Seguire le regate nella base di Luna Rossa è stato un onore, vedere tante famiglie, così diverse e distanti – geograficamente parlando – unite per supportare il team nei migliori dei modi. È stato anche bello vedere i bambini, giocare nel piazzale con biciclette, monopattini, skateboard mentre aspettavano il rientro dei papà, giovani di età e accenti differenti.Il gruppo vive insieme da più di sei mesi nella stessa palazzina, ognuno ha un appartamento indipendente, una “little Italy” in Nuova Zelanda. I ragazzi vanno a scuola ad Auckland, sicuramente una opportunità fantastica per loro.Siamo stati accolti a braccia aperte e tutti sono stati gentilissimi, al punto che abbiamo posticipato il nostro rientro a Christchurch. Ma poi, quando abbiamo dovuto salutare per davvero abbiamo provato grande malinconia. È stata una sfacchinata, ma ne è valsa la pena.Mi rimane il ricordo di una città, Auckland, che ha risposto in maniera massiccia; ma non soltanto. Il supporto a Team New Zealand da parte di tutta la nazione è stato impressionante. I “kiwi” sono differenti dagli italiani. Supportano ogni sport non soltanto quando arrivano successi o durante le competizioni, ma durante tutta la preparazione: dovremmo imparare a farlo anche noi.Oggi, purtroppo, in Italia ci si proclama super tifosi di “Luna Rossa” come accade per gli atleti degli sport cosiddetti “minori” alle Olimpiadi. Dopo di che si cade nel dimenticatoio e il calcio ritorna ad essere l’unico protagonista: un atteggiamento che non giudico corretto.Daniele Danesin
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