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«Decidono Camera di Commercio, Industriali e Confartigianato»

Francesco Dotti punta il dito contro la “lobby del Tavolo”

competitività e lo sviluppo della provincia di Como. E fa nomi e cognomi. O, meglio, indica quali sono le istituzioni che, sedute attorno al Tavolo, fanno il bello e il cattivo tempo.«C’è un gruppo forte di tre-quattro persone che guidano il Tavolo dove vogliono – afferma Dotti – Manca il confronto, che è essenziale. Se vengono presentati documenti da votare, vuol dire che qualcuno quei testi li ha concepiti, concordati e scritti. Senz’altro i documenti passano il vaglio preventivo della Camera di Commercio e di una manciata di altre associazioni, tra cui gli industriali e Confartigianato».Secondo l’ex sindaco di Argegno, dunque, il Tavolo per la competitività è pilotato da Camera di Commercio, Unindustria e Confartigianato. Sarebbero queste le associazioni che costituiscono quel «comitato ristretto che decide ogni cosa senza alcuna condivisione», per utilizzare le parole pronunciate l’altro giorno da Giuseppe Doria, il segretario regionale della Uil che siede anche nel consiglio della Camera di Commercio di Como e che proprio nell’ente di via Parini vede l’attore principale di questa sorta di “lobby del Tavolo”.Ma nei giorni scorsi avevano criticato il metodo seguito nelle assemblee di Villa del Grumello, sede delle riunioni del Tavolo per la competitività, anche altri esponenti della vita politica lariana.Il primo a sollevare la questione è stato il presidente della Ca’ d’Industria, Paolo Frisoni, che ha messo nero su bianco, in una lettera inviata a Camera di Commercio, Comune di Como e Provincia, il suo «vivo stupore nell’aver appreso dell’iniziativa di un “comitato” mirata a monopolizzare l’intero contributo previsto da Fondazione Cariplo». Il riferimento è ai 7 milioni di euro messi a disposizione del territorio lariano dalla potente fondazione guidata dall’avvocato comasco Giuseppe Guzzetti. Una somma cospicua per concorrere alla quale bisogna presentare progetti dettagliati entro il 15 novembre prossimo.Il 23 settembre il Tavolo in questione aveva indicato come progetti prioritari la realizzazione del campus universitario al San Martino e la ristrutturazione di Villa Olmo. Una decisione che ha fatto infuriare Frisoni, visto che la Ca’ d’Industria sta lavorando a un proprio progetto, da sottoporre al vaglio della Fondazione, per interventi di riqualificazione delle quattro case di riposo gestite in città.Alla presa di posizione del presidente della Ca’ d’Industria erano poi seguite quelle di due colleghi di Dotti. Alessandro Fermi, consigliere regionale del Pdl, ha stigmatizzato il fatto che nella seduta del 23 settembre «a mezz’ora dal termine della riunione, ci è stato proposto il documento sul campus e ci è stato chiesto di firmarlo quasi senza leggerlo». Di «vistoso problema di metodo» ha parlato Dario Bianchi, consigliere regionale della Lega Nord, che ha aggiunto: «È sbagliato che nessuno conosca in anticipo il contenuto dei documenti da votare. Mi auguro che questo modo di procedere non sia un disegno per governare il destino del territorio in modo esclusivo». Il riferimento, ovviamente, è all’esistenza di una lobby che governerebbe le scelte del Tavolo per la competitività.Concetti su cui punta anche Francesco Dotti. «Non ho partecipato alla riunione del 23 settembre, ma la mia assenza era voluta – conclude il consigliere regionale – Ho spiegato al coordinatore del Tavolo, Mauro Frangi, che non condivido il metodo adottato: non è possibile farci trovare un documento già pronto che dobbiamo firmare senza nemmeno avere il tempo di esaminarlo. Prima si legge il documento, poi ci si confronta, dopo di che si decide il da farsi».

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