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Dem e cattolici, rinasce il grande centro

Scenari politiciSi lavora a candidature e alleanze in vista del voto del 2017Rinasce a Como il grande centro. Obiettivo unico: riprendersi la città.Mancano due anni e mezzo al voto per Palazzo Cernezzi. Ma la manovra di (morbido) accerchiamento di un Pd in crisi di identità è iniziata.Da mesi c’è un gruppo che lavora con intensità a un progetto chiaro. Costruire un rassemblement a forte impronta cattolico-centrista che si allei con i Dem e – tagliate le ali della sinistra meno incline ai compromessi – vinca le primarie e, subito dopo, le elezioni.Lo scenario è disegnato da tempo. E questo pomeriggio, a Villa Olmo, alla “Lariopolda” organizzata dal gruppo storico dei renziani, si avrà una visione plastica del quadro politico futuro.Presenze e assenze aiuteranno a comporre il quadro in maniera più chiara. Tra il pubblico saranno presenti alcuni dirigenti del Nuovo Centrodestra ma anche il vicesindaco di Como, Silvia Magni. Non ci sarà, invece, la deputata Chiara Braga, bloccata a Roma dal voto di fiducia sulla Legge di stabilità. L’annunciata partecipazione alla Lariopolda della parlamentare che Matteo Renzi ha voluto nella segreteria nazionale del Pd aveva scatenato non poche fibrillazioni. Destinate comunque a ripresentarsi in un futuro ravvicinato.Nel Partito Democratico di Como si discute da tempo sulla migliore strategia da adottare in vista delle elezioni comunali del 2017. Non sono pochi quelli convinti della necessità di cambiare cavallo, di abbandonare cioè Mario Lucini al suo destino. Secondo Gioacchino Favara, consigliere Dem in città, «c’è chi lavora per ridare il capoluogo di nuovo in mano ai ciellini. Il Pd, nonostante i suoi voti, corre il rischio di essere subalterno».Nella coalizione che oggi governa Como, la sinistra è in forte apprensione. L’uscita di Gisella Introzzi dalla giunta viene letta come il primo passo verso la nuova alleanza con il centro cattolico. Il disagio di Paco-Sel è palese ed è accentuato dalle riflessioni dei dirigenti della lista civica, molto più consapevoli di altri del cambio di strategia in atto.Dopo le elezioni provinciali, sottolinea qualcuno, una strada è stata tracciata in modo chiaro. Il Nuovo Centrodestra “ufficiale” ha siglato un patto di ferro con il Pd. Un patto destinato a rafforzarsi nel caso in cui il centrodestra dovesse scegliere Matteo Salvini quale proprio leader.Laura Bordoli, capogruppo Ncd a Palazzo Cernezzi, non è tenera con Lucini, al quale continua a opporsi. Ma con una certa lucidità spiega: «È chiara per tutti, ormai, la necessità di andare oltre i partiti. Di superare gli estremismi. Il futuro non potrà che essere trasversale. Quanto abbiamo fatto in Provincia, dove si è puntato sulle persone, potrebbe ripetersi altrove». Bisogna soltanto trovare il nome giusto. Che metta d’accordo tutti. Un nome, giurano alcuni, che c’è già.

Da. C.

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