(ANSA) – ROMA, 11 GEN – Alberto Stasi centralinista, Cosima e Sabrina Misseri sarte, Olindo Romano addetto alla cucina, la moglie Rosa Bazzi un po’ lavora il cuoio, un po’ fa l’inserviente, Massimo Bossetti tecnico rigeneratore di macchine per caffè espresso: è il lavoro in carcere di alcuni detenuti che hanno “resistito” a lungo sulle prime pagine dei quotidiani, dividendo l’Italia tra innocentisti e colpevolisti. Stasi, responsabile dell’omicidio a Garlasco (2007) della fidanzata Chiara Poggi, è al call center di una nota compagnia telefonica nel carcere di Bollate, Olindo e Rosa, quelli della strage di Erba (2006), sono rispettivamente nelle carceri di Opera e Bollate. In quest’ultimo carcere è anche Bossetti, condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio (2010), che è alle prese con la rigenerazione di vecchie macchine da bar per caffè espresso. Salvatore Parolisi, condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea (2011), frequenta a Bollate un stage per essere inserito nello stesso call center nel quale lavora Stasi.
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