Nate da appunti presi su un moleskine nero durante la primavera del 2020, le pagine di Alberto Nessi, decano della poesia della Svizzera italiana, ripercorrono gli stati d’animo e le piccole avventure quotidiane che molti di noi hanno vissuto durante i primi mesi dell’epidemia da Coronavirus: nasce così il libro edito da Casagrande “Corona blues”, dove la paura che si alterna a una strana euforia, il bisogno di introspezione o invece di condivisione e fratellanza, la presa di coscienza della fragilità della vita; poi le file d’attesa al supermercato, le passeggiate nei boschi, le letture, l’incontro con un amico o con un’erba selvatica. Più che le cifre e i dati sulla pandemia, l’autore consegna al suo taccuino pensieri in versi e in prosa, ricordi “fin lì affondati nella nebbia”, lodi alla solitudine e alla pazienza, perfino la visione di una principessa indiana che cammina imperturbabile lungo la Breggia. E ora che il virus torna a bussare con prepotenza alle nostre case, quei mesi primaverili ci sembrano come sospesi, carichi di una tensione e di una speranza che oggi fatichiamo a ritrovare. Ricordarli attraverso le parole di Nessi non significa solo riviverli, ma provare a trarne un senso che, già di per sé, agisce come una medicina.
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