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«Difficilissimo difendere la creatività dai “copioni”»

Le considerazioni dei disegnatoriSono numerosi gli imprenditori che si sono trovati a dover difendere la loro creatività. A dover dimostrare – è questa, probabilmente, la vera assurdità – la paternità di un disegno o di un’idea poi tramutata in un capo e scopiazzata da altri.«Anche a noi è accaduto. In più di un’occasione – racconta Matteo Uliassi, amministratore della “Achille Pinto”, azienda che produce tessuti per abbigliamento, foulard, sciarpe e cravatte – È un problema di non semplice soluzione. Si potrebbero registrare tutti i disegni, anche se si può arrivare a realizzarne migliaia ogni stagione e quindi sarebbe un’operazione troppo complicata – dice ancora Uliassi – È dura sconfiggere le alterazioni del mercato perché a volte i “copioni” prendono spunto magari da un nostro prodotto per poi riproporlo, con minuscole variazioni, così da mettersi al sicuro. Ci vorrebbe innanzitutto maggior severità all’interno della legislazione vigente in materia».E, come sempre, uno dei momenti più delicati è l’appuntamento fieristico. «È vero. È inevitabile che ciò accada. Ma proprio perché negli stand passano migliaia di persone e non si possono intuire le loro intenzioni, spesso accade di non mettere in esposizione alcuni progetti particolari che vengono invece proposti ai soli clienti fissi», aggiunge sempre Matteo Uliassi.«Capita di utilizzare la procedura illustrata da Massimo Trabattoni a tutela del prodotto – precisa ancora l’amministratore della “Achille Pinto” – però, a volte, i tempi si dilatano troppo e non tutti possono aspettare mesi». Sul tema interviene Fulvio Alvisi, presidente dell’Associazione Italiana Disegnatori Tessili. «Abbiamo avviato da tempo un tavolo, in Camera di Commercio, in collaborazione con l’ufficio delle Dogane e con la guardia di finanza, proprio per monitorare il fenomeno. E l’opera di controllo è costante. Un tempo, però, i canali erano più facilmente individuabili, oggi invece la contraffazione dei prodotti segue nuove vie non sempre rintracciabili», dice Alvisi.

Fabrizio Barabesi

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