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Diritti d’autore online, tv e radio fanno quadrato

Il gotha dell’emittenza radiotelevisiva italiana si riunisce per arginare il fenomeno della pirateria, che prende sempre più piede grazie ai nuovi media.S’intitola “Copyright Online: nuove regole per nuovi scenari digitali” il workshop in programma domani mattina in viale Regina Margherita 286 a Roma, nella sede di Confindustria Radio Televisioni, l’associazione costituita lo scorso giugno tra Rai, Mediaset, Sky, La 7, Telecom Italia Media e Frt – Federazione Radio Televisioni, che

per la prima volta riunisce in un nuovo soggetto le principali aziende radiotelevisive italiane.Obiettivo del sodalizio è lavorare per la tutela e la valorizzazione dell’industria audiovisiva italiana, in una fase di grande trasformazione del mercato, segnato come non mai dalle sfide poste dall’innovazione tecnologica.Uno dei momenti più impegnativi di tale percorso è proprio la ridefinizione del diritto d’autore e la difesa del patrimonio industriale delle emittenti radiotelevisive, sempre più assediate dai nuovi media.Domattina il comasco Maurizio Giunco – presidente di Espansione Tv e dell’Editoriale Srl che pubblica il “Corriere di Como” – parlerà al convegno in qualità di vicepresidente dell’associazione Confindustria Radio Televisioni, insieme con la presidente della Rai Anna Maria Tarantola, l’amministratore delegato di Sky Italia Andrea Zappia, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, l’amministratore delegato di La7 Marco Ghigliani e il direttore generale di Discovery Italia Andrea Castellari. Tra gli ospiti del dibattito che sarà moderato da Emilio Carelli anche il celebre cantautore Gino Paoli, che è presidente della Siae.Confindustria Radio Televisioni, che rappresenta la quasi totalità del mercato televisivo italiano, intende in questo modo accentuare il dibattito su un fenomeno che, come spiega il presidente Rodolfo De Laurentiis, «ormai ha raggiunto dimensioni preoccupanti: si parla in italia di un tasso di pirateria online del 48%, mentre la media europea è del 33%. Un giro d’affari di 500 milioni l’anno per quanto riguarda i prodotti audiovideo. Cifre imponenti, che si traducono anche in un taglio di 20mila addetti nella filiera».Oggi basta un clic sul computer per prelevare un contenuto audiovideo qualsiasi e trasferirlo quasi in tempo reale, senza spese né obblighi legali né altri paletti normativi – su una piattaforma digitale.Con l’aggravante che tali nuove realtà dell’universo mediatico a loro volta, diffondendo sul web i contenuti, li possono veicolare con l’aggiunta di materiale pubblicitario. Senza che alla fonte sia riconosciuto alcunché.Un vero e proprio “far west” cui ora l’associazione – in concerto con l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) e con altre realtà associative professionali – chiede a gran voce di porre freno.Nel segno di una concorrenza che sia effettiva e cioè equa e leale.«Serve un’azione più incisiva per rendere efficaci le norme vigenti, e dobbiamo ridefinire il diritto d’autore alla luce della nuova situazione che si è evidenziata. Non vogliamo condizioni di favore, ma eliminare le asimmetrie: non possiamo stare sul mercato in posizioni di svantaggio. E vogliamo, anche con il convegno romano di domani, dare un segnale forte all’Europa, la cui indifferenza su questa materia pone limiti alle possibilità di regolamentare la tutela del patrimonio industriale di tante aziende che lavorano nel campo della radio e della televisione».

L.M.

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