Sono due ragazze che hanno trovato la forza di raccontare l’accaduto dopo aver appreso del fermo del presunto responsabile di quattro aggressioniCautela sull’attribuzione di tutti gli agguati a Patrizio Fadda: le ultime vittime non lo avrebbero riconosciuto in fotoHanno letto i giornali. Hanno verificato le modalità delle aggressioni avvenute in centro a Como a opera – secondo gli inquirenti – del giovane Patrizio Fadda, 26 anni. Si sono riconosciute nelle vittime, in quanto aggredite loro stesse pochi giorni prima, sempre in centro città. Così, hanno trovato la forza di fare quello che prima non si erano decise a fare: alzare la cornetta del telefono e denunciare l’accaduto.Le vicende di altre due ragazze sono così finite sul tavolo del pubblico ministero Simona De Salvo, che già indaga su altre violenze perpetrate nel centro cittadino e che hanno portato al fermo del ragazzo giunto solo pochi mesi fa dalla Sardegna, dove tra l’altro era stato definito (e condannato in primo grado) come il “maniaco degli androni”. Fino a poche ore fa, la procura lavorava su quattro episodi, racchiusi tra la fine di novembre e domenica 8 gennaio in via Borsieri. Ma ora i racconti di aggressioni nel centro cittadino sono saliti a sei, anche se le ultime due vittime delle violenze (avvenute nei primi giorni dell’anno) sono ovviamente tutte da verificare. Una di queste sarebbe addirittura andata in scena nella centralissima via Cesare Cantù, della seconda invece si conosce poco. In entrambi i casi, comunque, le modalità riporterebbero a scene già viste, con il violentatore in azione con il favore del buio, prendendo di mira giovani donne e saltando loro addosso all’improvviso. Salvo poi darsi alla fuga dopo la reazione delle vittime. Queste ultime avrebbero anche fornito dettagli compatibili con Patrizio Fadda, tentennando però sul riconoscimento fotografico. Motivo che porta a una assoluta cautela nell’attribuire al 26enne anche questi due episodi. Le indagini della Mobile, comunque, sono in corso. L’arrestato, intanto, rimane rinchiuso nel carcere del Bassone. Nell’interrogatorio di fronte al giudice delle indagini preliminari – avvenuto sabato scorso – disse di «aver smesso con queste cose». Una posizione che, tuttavia, non convince il pubblico ministero, al lavoro per verificare l’eventuale ampliamento del numero di contestazioni a carico del giovane.
Mauro Peverelli
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