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Dormitorio, tramonta l’ipotesi Santa Teresa

Il nuovo, ipotetico dormitorio per le persone senza fissa dimora non potrà nascere nell’ex collegio universitario di piazza Santa Teresa, immobile ad oggi nella disponibilità dell’università dell’Insubria e non di Palazzo Cernezzi. Questa è l’unica certezza nell’infuocato dibattito sulla gestione dell’emergenza senzatetto. L’idea Santa Teresa, lanciata da Patrizia Maesani (gruppo misto), e spuntata a corredo di una mozione sul tema in discussione in consiglio comunale, non potrà vedere la luce. L’ex collegio di Santa Teresa in un primo momento doveva essere restituito dall’ateneo comasco al Comune di Como a fine giugno. «Ma così non è stato – ha detto l’assessore al Patrimonio del Comune di Como, Francesco Pettignano – e di fatto le chiavi sono ancora in mano all’Insubria e dunque l’immobile, qualunque possa essere la sua destinazione futura, non è nelle nostre disponibilità». La conferma, ancora più netta, arriva dalla stessa università. «Da gennaio ad oggi si è instaurato un dialogo proficuo tra la nuova governance dell’ateneo e il Comune, che per esempio ha collaborato nel progetto Emblematici per Fondazione Cariplo, mettendo a disposizione dell’Insubria l’aula magna lasciata dal Politecnico di Milano – si legge nella nota dell’ateneo – Il rettore Angelo Tagliabue e il prorettore vicario Stefano Serra Capizzano hanno pertanto deciso di confermare l’impegno a fianco del sindaco Mario Landriscina e restare a Santa Teresa, ritirando la lettera di recesso comunicata a fine 2018. Dopo l’estate sarà presentato un progetto globale di ristrutturazione e destinazione dell’immobile, in un piano di sviluppo generale dell’ateneo in cui saranno delineati anche nuovi spazi per la didattica ». Va ricordato che il restauro dell’ex convento di piazza Santa Teresa si è concluso nell’ottobre 2001, anche se inizialmente nei locali non erano presenti gli arredi. I letti sono arrivati soltanto nel 2003. Il restauro dell’ex convento è costato 3 miliardi di lire. Attualmente all’interno ci sono 17 stanze per 35-37 posti letto complessivi, oltre a cucine e spazi comuni. Dopo l’inaugurazione del 2003, la struttura ha avuto fin dall’inizio problemi per identificare un gestore. Era stata divisa tra Politecnico e Insubria ma il Politecnico ha però restituito le chiavi già nel 2013, mentre l’Insubria aveva annunciato il suo disimpegno per giugno 2019 a causa, innanzitutto, di lavori troppo onerosi per il ripristino della cucine. Poi è arrivato il passo indietro dell’Insubria. Intanto in città prosegue lo scontro sulla gestione degli homeless e sull’accoglienza dei più bisognosi. La discussione sulla mozione che impegna la giunta a destinare un immobile di proprietà pubblica alle persone senza fissa dimora proseguirà però senza poter contare su Santa Teresa. Intanto, sempre ieri mattina, Alessandro Rapinese ha depositato in Comune un’altra mozione dai contenuti molto chiari. «Un dormitorio a Como non serve a nulla. Così si trasforma la città nella capitale mondiale dei disperati. Nella mozione spiego come in provincia ci siano 148 comuni e 338 parrocchie – spiega Rapinese – Se ognuno di questi soggetti prendesse in carico un bisognoso avremmo risolto il problema senza che ciò debba gravare sempre e solo sulle tasche dei comaschi. Fare un dormitorio in città, a Santa Teresa o altrove, sarebbe come aprire un altro centro profughi come quello di via Regina». Nella mozione si chiede dunque di realizzare uno studio approfondito per capire i numeri dei senzatetto e i loro reali bisogni. «E se qualcuno pensa che io possa ancora una volta essere in sintonia con l’assessore Negretti (che insieme alla Lega si è opposta all’idea di un dormitorio), non ha capito che io punto a governare la città spingendo l’attuale maggioranza al mio posto».E proprio sul fronte della maggioranza, lapidario il commento del capogruppo di Forza Italia, Enrico Cenetiempo. «Spetta alla giunta trovare un risposta all’emergenza. Saprà quali posti ha a disposizione e quali possono essere adatti».

Redazione

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