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«Due anni ancora. Poi via lo stadio»

La proposta – L’assessore al Patrimonio del Comune rilancia il trasferimento dell’impianto. Scettico il collega CavadiniE, alla fine, il tabù venne infranto. Il primo assessore della giunta Lucini a parlare apertamente della necessità di spostare lo stadio fuori città è il titolare del Patrimonio, Marcello Iantorno. Il quale, per ovvie ragioni, non può fissare date o costi di un impresa ancora tutta da scrivere. Ma, dopo gli incresciosi eventi di martedì sera, prova a lanciare il sasso nello stagno.«Quanto accaduto di recente allo stadio e nei dintorni – premette Iantorno – è ancora una volta inaccettabile e grave, del tutto gratuitoe ingiustificato». Nell’analisi dell’assessore non manca anche un “suggerimento” alle forze dell’ordine. «Occorrerebbe – dice Iantorno – tra le altre misure, un maggiore coordinamento tra le forze di polizia del posto e quelle di origine delle tifoserie ed evitare, ad esempio, che si formino sin dal primo momento masse e cortei, come quelli che si vedono nei video, con caratteristiche quasi militari, minacciose nel loro modo di incedere e di percorrere la città. Quelle situazioni sono fonte di paura e preoccupazione per i cittadini». Ma è dopo l’invocazione di una giustizia rapida e severa («Le forze dell’ordine devono senza indugio identificare i responsabili di quanto accaduto e consegnarli alla magistratura competente per i provvedimenti urgenti»), che arriva il piatto forte dedicato al futuro del Sinigaglia.«Anche nell’ottica della sicurezza – afferma infatti l’assessore – è necessario avviare subito la riflessione per decidere di spostare dal centro città, in zone lontane, lo stadio per il Calcio Como. Come noto, attualmente non è ancora stato discusso e firmato il nuovo contratto di affitto dello stadio al calcio Como: ciò avverrà tra poche settimane e sarà bene prevedere in questa occasione una durata breve dell’affitto, di un paio di anni al massimo, e al contempo avviare una stringente riflessione sulla futura destinazione». Parole forti, dunque. Che, però, si scontrano subito con quelle del collega con delega allo Sport, Luigi Cavadini, per nulla convinto della fattibilità di uno spostamento. «Quelle di mercoledì sera sono cose che accadono perché i violenti non sono veri tifosi del calcio – osserva – È una questione difficile, e non solo a Como non si riesce a risolverla. Non cambia nulla tra uno stadio in centro o in periferia, se ci sono i violenti.Pensare oggi a uno stadio periferico significa trovare un mecenate che lo costruisca. Intanto valutiamo come gestire al meglio la situazione. Mi appello ai tifosi perché isolino la componente dei violenti».

Redazione

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