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E dalla direzione regionale Pd spariscono i renziani comaschi

Gli scenari della politicaStrapotere nazionale del premier, ma il Lario premia CivatiColpo gobbo dei “civatiani” comaschi nella nuova direzione regionale del Partito Democratico, guidata dal varesino Alessandro Alfieri. E, di contro, clamorosa esclusione (formalmente non totale, ma nella sostanza sì) dei fedelissimi della prima ora di Matteo Renzi, costretti a masticare amaro e a rimanere ai margini della stanza dei bottoni lombarda del Pd.Come spesso accade, dunque, Como si conferma laboratorio politico in tutti i sensi, anche al contrario – per così dire – nel caso di specie. Come noto, lo scorso 17 febbraio, il Partito Democratico lombardo ha svolto le elezioni primarie per la scelta del nuovo segretario regionale.

Due gli sfidanti in campo: Alessandro Alfieri, vicino all’attuale presidente del Consiglio, Matteo Renzi e poi risultato vincitore con il 57,09% E poi Diana De Marchi, sostenuta da Pippo Civati e capace comunque di raggiungere un ragguardevole 42,91% (per la verità, sulle poche preferenze complessive espresse: soltanto 1.063).

A distanza di un mese, dunque, ecco la composizione della direzione regionale, organismo assembleare a cui è demandato il compito di raccogliere le espressioni territoriali del Pd. Sono 70, complessivamente, i membri che la compongono. A Como, questa volta, ne spettavano 5 (erano 3 fino alla volta precedente) e tutti si attendevano una presenza ufficiale della corrente renziana della prima ora.Risultato? Nulla di tutto ciò. Nell’organismo dirigente, infatti, sono entrati il vicesindaco di Como, Silvia Magni, Stefano Binda (esponente dell’assemblea provinciale dem), Guido Rovi (consigliere comunale a Como), Giuliana Casartelli (esponente della segreteria provinciale) e Paolo Sinigaglia.Ebbene, la curiosità è che – in senso molto, ma molto lato – Silvia Magni si può considerare l’unico nome accostabile a quello di Renzi, pur provenendo dall’ala del partito più vicina allo storico asse cattolico Enrico Letta-Luca Gaffuri. Per quanto riguarda gli altri, Binda è espressione della sinistra Pd, segnatamente dell’area che ha avuto in Gianni Cuperlo lo sfidante dell’attuale presidente del Consiglio per la segreteria nazionale democratica.Il trio restante Rovi-Casartelli-Sinigaglia (specialmente i primi due) si può certamente ritenere una emanazione diretta di Pippo Civati, il quale quindi – dal Lario – coglie una vittoria politica non di secondo piano. E che – come detto – ha di fatto portato, in una fase storica in cui Matteo Renzi stravince pressoché ovunque, alla “curiosa” sparizione dei renziani.

E.C.

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