«È il momento giusto per coltivare la gratitudine, anche verso il cibo»

«È il momento giusto per coltivare  la gratitudine, anche verso il cibo»

I consigli della nutrizionista Francesca Noli per stare bene anche a casa

Stare giorni e giorni in casa può avere imprevedibili effetti collaterali, anche per quanto riguarda l’alimentazione. È importante non sottovalutare il rapporto con il cibo, un rapporto che sta in diretta relazione con la condizione psicologica che ciascuno vive.L’invito della biologa nutrizionista comasca Francesca Noli è cogliere questi momenti di stop a casa per concentrarsi sulla conoscenza di sé stessi e del proprio corpo per riuscire a rispondere ai propri reali bisogni.«Può essere un periodo difficile per vari motivi – spiega la dottoressa Noli – c’è una clausura forzata e stando in casa si è più esposti al cibo, che è sempre a portata di mano. A questo si aggiungono le ansie e le incertezze sul futuro, ma anche la noia, tutte condizioni emotive che predispongono a una reazione impulsiva, il più delle volte verso il cibo. Non va sottovalutata anche l’insonnia: molti non riposano bene per i motivi che ho detto, e questo può essere una ulteriore fonte di disagio. Fatte queste premesse, è importante però sapere che, in generale, a meno che non vi siano situazioni gravi, è la nostra attitudine verso il momento che viviamo a fare la differenza. Se vediamo solo gli aspetti negativi di questo periodo, anche il rapporto con il cibo finirà per peggiorare. Se invece lo osserviamo sotto una diversa luce, per esempio come un’opportunità per prenderci cura di noi stessi, potrà essere un’occasione unica. Pensiamoci: abbiamo la possibilità di rallentare, di evitare lo stress che spesso comporta guidare nel traffico, trovare il parcheggio, spostarsi da un appuntamento all’altro… Possiamo ridefinire i tempi e le modalità di lavoro. Io stessa mi sono organizzata per vedere le persone che seguo in studio su Skype, come ci ha permesso di fare il nostro Ordine professionale».Dottoressa Noli, cucinare può essere un modo per scaricare la tensione?«Certamente, molti utilizzano il tempo a casa per cucinare piatti che richiedono una preparazione un po’ più lunga. È una bella idea, meglio ancora se coinvolgiamo i bambini: ricordiamoci però che possiamo preparare gnocchi o ravioli fatti in casa e non necessariamente piatti particolarmente elaborati. Altrimenti, il vero problema, come ha detto scherzosamente Ambra Angiolini, “sarà passare da quella porta quando la riapriranno”.L’attività fisica in casa aiuta?«Assolutamente sì, gli esercizi in casa possono sopperire alla chiusura delle palestre e delle piscine. In rete, in queste settimane, sono state caricati parecchi video nuovi, registrati proprio dagli insegnanti che normalmente seguiamo nei Centri sportivi, ma comunque resi disponibili a tutti. Ci possono aiutare a mantenere una costanza e a fare esercizi correttamente, l’importante è rendere piacevoli questi momenti».Cosa può insegnarci questo periodo eccezionale, in relazione alla nostra vita personale?««Credo che dobbiamo rallentare e fare pratica nell’arte di ascoltare il corpo. Pensiamo ai bambini, che quando sono molto piccoli hanno la capacità innata di autoregolarsi nell’alimentazione. Poi, crescendo, le pressioni ambientali, sociali ed emotive portano spesso a un rapporto alterato con il cibo. Ora, queste pressioni sono al massimo grado, ecco perché dobbiamo ascoltare di più il nostro corpo e coltivare un rapporto più sereno con il cibo. Non significa rinunciare alla colomba o al cioccolato in questi giorni di festa, ma gustare una fetta di colomba o un pezzetto di cioccolato, di buona qualità, invitando a tavola tutti i nostri sensi».Per i bambini più grandi, quali consigli dare ai genitori?«Io vedo in modo positivo il coinvolgerli nella preparazione dei cibi, è un’opportunità straordinaria per loro: capire come si scelgono e dosano gli ingredienti per avere un gusto calibrato, ma anche rispettare i tempi della lievitazione e della cottura che insegnano “l’attesa”, un valore importante che si sta perdendo. Io sono fortemente convinta che questo momento sia quello più indicato per coltivare la gratitudine, anche verso il cibo. La gratitudine va insegnata e coltivata, prima di tutto, all’interno della famiglia. Un tempo si usava ringraziare Dio per il cibo quando ci si sedeva a tavola, ma è un bel gesto simbolico anche per chi non è credente, perché, come dice Thich Nhat Hanh, “c’è un intero mondo dentro un’arancia”, pensando alla natura, alle persone e agli animali che hanno permesso al cibo di arrivare alla nostra tavola. L’idea è che quando tutto sarà finito potremo voltarci indietro e dire “è stato un momento di apprendimento e di crescita personale».