L’AUTOREEmilio Alberti, la gioia di sperimentareMaestro infaticabile di sperimentazioni e installazioni, Emilio Alberti (nella foto, click per ingrandire) è nato a Carugo nel 1952 e vive a Como. Ha  studio ad Albavilla. Ha iniziato a esporre nel 1974. A Pietrasanta (Lucca) ha appreso  l’arte del marmo, una delle sue corde oltre alla pittura. Di recente ha esposto  nelle personali Per mari aperti a Villa Sormani di  Mariano Comense, a cura di Peppo Peduzzi, e Le ore del sole a Palazzo Millepini di Asiago (Vi), a cura dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e dell’Osservatorio Astronomico di Padova. Info:www.emilioalberti.itL’OPERAMondi liquidi con forme simbolicheMusica dell’acqua: dolcemente ipnotica, scandita con esattezza di metronomo nei cerchi concentrici creati dalle gocce di pioggia. Alimentano le pagine di una storia millenaria, la cui origine si perde nella notte dei tempi geologici, quando la presenza umana era ancora sogno. In fondo, a designare il percorso, e a disegnare il paesaggio, ci sono monti di delicata sostanza, essa pure quasi liquida, assai poco granitica: la roccia che si fa culla dell’acqua.È il paesaggio del Lario  simbolicamente raccontato nell’ineditaPioggia sul lagodel 2012 (pastelli e acquerelli su carta). Nei “mondi liquidi” di Emilio Alberti l’aggettivo non rimanda alla sociologia di Zygmunt Bauman,  che così designa la volatilità della condizione umana di oggi. Qui è invece forte il desiderio di rendere omaggio alle forze della natura condividendone le risonanze profonde: in effetti, negli ultimi tempi  il viaggio di Alberti è   attirato dal mare, da cui tutto proviene e verso cui tutto tende, in un flusso incessante di rigenerazione. Sono forze governate da leggi esatte quanto immutabili, quelle che evoca l’arte di Alberti:  dettano le forme perfette del cerchio, della linea (nelle sue celebri “meridiane”),  governano la struttura di forme complesse come il cervello umano, il labirinto, l’impronta digitale. Tutte presenze forti nell’iconografia di  Alberti. Che giusto vent’anni fa progettò per piazza Cavour un enorme pendolo di ferro e cemento armato alto 10 metri,Perpetuum mobile,  che per mesi stazionò nel “salotto buono” e fu pure invaso dalle acque con  un “effetto specchio” che ha completato l’ardita operazione di  land art .In primavera Alberti tornerà ad esporre: in aprile al Monastero di Santa Maria del Lavello a Calolziocorte con le sue opere “acquatiche”; in  maggio con i suoi labirinti al Castello di San Pelagio a Padova.GALLERIA(clicca su una immagine per visitare la Galleria)[oi_gallery path=”cultura/lario_ad_arte/emilio_alberti/gallery”]

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