Le iniziative culturali del Teatro Licinium«La strada è ancora tutta in salita, ma la mia incrollabile fede nella forza del “pensiero visionario” – e nella sua capacità di aggregare menti illuminate – mi induce ad essere ottimista anche per l’immediato futuro».Così Luisa Rovida De Sanctis, presidente dell’Accademia dei Licini di Erba, ha salutato il successo dell’anteprima del film di Roland Emmerich Anonymous – nella sale da venerdì prossimo – promossa dall’accademia stessa con il Comune di Erba al Cinema Excelsior, venerdì scorso.Il palcoscenico sotto le stelle del Teatro all’aperto Licinium di Erba, che nella sua esclusiva ambientazione naturale accoglie allestimenti estivi da quest’anno dedicati alle sole opere di William Shakespeare, è il perno intorno al quale ruoterà una più ampia identità “shakespeariana” che la città di Erba intende far propria. L’operoso centro brianzolo ha compiuto, con l’anteprima, un primo importante passo verso il suo riconoscimento quale “Città di Shakespeare in Italia”.Il tema proposto dall’incontro-dibattito dopo il film, “Chi ha paura di William Shakespeare?”, era direttamente ispirato dalla pellicola, che attinge alla lunga tradizione di dubbi e ipotesi sulla vera identità di Shakespeare. «Nessuno ha più paura di William Shakespeare – ha spiegato Francesca Guidotti, ricercatore confermato di Letteratura inglese all’Università di Bergamo – poiché tutti hanno attinto alle sue opere, inserendolo in qualsiasi tipo di discorso e demolendo ogni timore reverenziale verso l’immortale bardo».Semmai possono inquietarci, ha affermato la studiosa, gli effetti che il linguaggio shakespeariano esercita su molte funzioni mentali, tali da attestare scientificamente che «Shakespeare davvero può cambiarci».Secondo Michele Puglisi, dell’Università Liuc – “Carlo Cattaneo” di Castellanza, a prescindere da ogni ipotesi sull’identità di Shakespeare, il film di Emmerich ha il merito di avvicinare il pubblico e soprattutto i giovani al drammaturgo, mentre Leonardo Bragaglia – attore, regista, esperto di cinematografia, autore del libro Shakespeare in Italia, edito da Persiani – ha sottolineato la grandezza del teatro elisabettiano nella sua continuità rispetto a quello greco.Da parte sua, Massimo Navone, direttore della Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, ha ricordato che «tutti gli attori hanno paura di Shakespeare», ma poi avvertono la sua essenza di «azione e immaginazione allo stato puro».
Giuliana Panzeri
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