È stato consegnato ieri alle forze di polizia del suo Paese (che l’hanno ricondotto in patria) il magnate russo che era stato arrestato dalla Squadra mobile di Como il 20 maggio 2019. Del suo caso si era discusso, in quanto ritenuto essere un oppositore del presidente Vladimir Putin. Da gennaio del 2019, sul suo capo pendeva il mandato di arresto internazionale chiesto dalla Russia per le accuse di bancarotta e truffa. Soldi che sarebbero stati sottratti a una società in cui il sospettato aveva un ruolo. La cifra? Circa 40mila euro. Un granello di polvere per quello che è unanimemente riconosciuto come un magnate attivo nel settore della costruzione di infrastrutture. Da qui, i sospetti che l’uomo – un 50enne con una splendida villa sul Lago di Como – potesse essere in realtà un personaggio poco amato dalle autorità russe, come era stato sostenuto dal suo avvocato, e che questo potesse essere in realtà un arresto dal forte valore politico. Di certo, i fatti sono del 2015 mentre il mandato di arresto, come detto, è del gennaio 2019. L’arresto era avvenuto in centro a Como.
L’articolo completo sul Corriere di Como di martedì 23 marzo
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