I Comuni comaschi, piccoli o grandi, non fanno nulla per scovare possibili evasori fiscali. Il dato emerge con molta chiarezza da uno studio dell’ufficio Politiche territoriali della Uil nazionale sulla «Compartecipazione dei Comuni al contrasto all’evasione fiscale e contributiva». Dal 2010 in Italia è stata introdotta una norma che permette ai municipi di collaborare con lo Stato per stanare i “furbetti”. Una collaborazione che si sostanzia in un recupero di fondi, anche cospicui. Nel 2017, in provincia di Como, soltanto 5 enti locali hanno agito in tal senso, recuperando una miseria: 15.026,77 euro. «Inconsistente il ruolo del Comune di Como nel contrasto all’evasione fiscale» – scrive Salvatore Monteduro, segretario generale della Uil dei Laghi commentando il dato del capoluogo: 1.991,53 euro, ancora meno rispetto ai 2.405 dell’anno precedente. È incredibile il fatto che nella provincia lariana soltanto 5 Comuni su 149 (il 3,36%) abbiano contribuito al contrasto all’evasione fiscale: nel 2016 erano stati 8. «Questa sterile lotta all’evasione fiscale da parte dei Comuni e le conseguenti mancate entrate nelle casse degli enti locali pesa sui cittadini onesti – dice ancora Monteduro – sui quali gravano un’imposizione fiscale e costi dei servizi più alti (addizionale Irpef, rette di asilo nido, e così via). Gli ultimi dati parlano di 109 miliardi di euro di risorse sottratte alle finanze pubbliche».

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