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Export alimentare, risorsa per il Lario

Record storico nelle esportazioni per il comparto alimentare Made in Italy. Nei primi cinque mesi del 2021, infatti, il valore dell’export è stato di quasi 17 miliardi di euro, cifra mai raggiunta in passato. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero con un ulteriore balzo dell’alimentare dell’8,9% da gennaio a maggio. Il settore, peraltro, è stato l’unico in crescita anche nell’anno passato in piena pandemia.

“Anche le due province lariane hanno contribuito a questo risultato – commenta il presidente della Coldiretti interprovinciale di Como e di Lecco, Fortunato Trezzi – ma per difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero bisogna considerare il settore agroalimentare come vera e propria risorsa strategica. L’emergenza sanitaria Covid ha provocato una svolta salutista nei consumatori a livello globale che hanno privilegiato la scelta nel carrello di prodotti alleati del benessere come quelli della dieta mediterranea. A trainare la crescita ci sono, infatti, prodotti base come il vino che guida la classifica dei prodotti Made in Italy più esportati, seguito dall’ortofrutta fresca. Con la pandemia si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione. Ora, però, bisogna lavorare al taglio della burocrazia che frena le imprese ed investire su progetti di ampio respiro per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia Made in Italy, agendo anche sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccando tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti”.

Per sostenere la vera ripartenza, con il Recovery Plan, sono strategici i progetti sull’agroalimentare Made in Italy presentati da Coldiretti in grado di creare un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni: dalla digitalizzazione delle campagne all’innovazione tecnologica, dalla creazione di foreste urbane per mitigare l’inquinamento e smog in città agli invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua. Anche i fondi europei – conclude Trezzi – “vanno utilizzati per finanziare progetti strategici superando i limiti alla capacità di investimento nel comparto agricolo ed alimentare per portare benefici all’intero Sistema Paese con un impegno di lungo periodo. Per far crescere il Made in Italy, infatti, sono fondamentali i contratti di filiera in grado di garantire un’equa distribuzione di valore fra tutti i componenti”.

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