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FARE SISTEMA NON È UTOPIA

diLORENZO MORANDOTTI

Al via il liceo musicale di ComoIl liceo “musicale e coreutico” di Como è una realtà concreta. È una bella nota di speranza, e senza mettere gli occhiali rosa arriva a suonare pure come un accordo a tutti gli effetti, in mezzo a tanti fragorosi rumori e a tante dissonanze di cui il pentagramma comasco soffre. Un liceo musicale, a Como, significa molto. Vuol dire che si è riusciti non solo a fare squadra. Ma anche a mettere radici. E a pensare al domani in modo programmatico. E per il Lario questo è quasi un’eccezione. Di musica siamo circondati. Pervasi. Un assedio di note, involontario o scelto fior da fiore, ci accompagna dalla sveglia all’ascensore, dal pranzo al viaggio in auto fino a sera. I telefonini sono diventati jukebox dotati pure di terminale radiofonico. E il boom della musica “liquida” estratta più o meno legalmente dalla rete, e i tanti concerti di cui pullula l’estate, testimoniano che le sette note sono parte integrante del nostro essere umani.Il che, declinato sul Lario, significa una tradizione per nulla trascurabile, fatta di grandi maestri del passato vissuti o transitati creativamente da queste parti (basti citare Liszt, Bellini, Marco Enrico Bossi, Francesco Pasquale Ricci il cui fortepiano attende restauri al Museo Giovio), e fatta anche di manifestazioni un tempo gloriose come l’“Autunno Musicale”, che per oltre 40 anni ha dato spazio e linfa alla sperimentazione.Senza contare i personaggi e le iniziative attuali: Davide Van De Sfroos che è ormai sinonimo del lago in musica come Andrea Vitali lo è in letteratura. E poi le manifestazioni ad ampio raggio come “Musica in Rete”, con sale prova e palchi reali e virtuali per promuovere la passione per i pentagrammi tanto da trasformarla, per chi lo vuole, persino in un mestiere. E l’ormai prossimo festival “Music On Air” di Cernobbio, dove si farà non solo musica ma si imparerà pure a viverla, anche in questo caso, come mestiere e non solo come vocazione o passatempo. Per questa somma di motivi, sommariamente elencati, all’istituto “Ciceri” le lezioni che prenderanno il via tra pochi giorni rappresentano, oltre che una sfida, un risultato. Di cui andare fieri. È il tentativo di fare sistema, di non arrendersi all’effimero e alla leggerezza di cui questi tempi sembrano impregnati senza alcuna possibilità di redenzione. Non va infatti dimenticato che il liceo nasce anche in virtù della presenza di un Conservatorio, cioè non è una “cattedrale nel deserto” ma ha alle spalle un humus di attività e sensibilità spiccate, e può presupporre senza falsa modestia di avere un futuro attivo di fronte a sé. Non dimentichiamo che proprio il Conservatorio è titolare del per ora unico progetto serio di recupero dall’oblio e dall’entropia di quel piccolo gioiello centenario che è il teatro Politeama di Como. Un tesoro che rischia, altrimenti, di diventare nell’indifferenza generale la seconda “Ticosa” della città. Ma questa volta, beffa del destino, a due passi dal centro.

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