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Fenomeno “Aurora”

Le serate sull’adolescenzaGli organizzatori spiegano i motivi di un successo oltre ogni attesaSentirsi a casa, in famiglia. Anche se la “casa” è il Teatro Sociale e la “famiglia” è allargata a un migliaio di persone.Il clima, la «magia» che si è creata lungo un percorso ormai decennale, sono le chiavi del successo del “fenomeno Aurora”, un progetto formativo dedicato ai genitori e capace di chiamare a raccolta oltre mille

mamme e papà.Martedì scorso, per la prima delle tre serate in programma, il teatro ha registrato il tutto esaurito, con almeno un centinaio di persone in lista d’attesa. «Potrà sembrare incredibile, ma il teatro è “avvolgente”, crea un ambiente accogliente – dice Valerie Moretti, la psicopedagogista diventata ormai un punto di riferimento per i genitori comaschi – Dopo dieci anni di “Aurora” ci conosciamo. L’atmosfera delle serate è di una chiacchierata in famiglia. Questo vale anche per chi partecipa per la prima volta. Apparteniamo a un gruppo che segue un percorso».E proprio l’essere in tanti, per l’esperta, è un elemento determinante.«La grande partecipazione è un vantaggio – dice Moretti – Un genitore decide di partecipare perché si pone domande, ha dubbi. Quando arriva, si rende conto di non essere solo, capisce che i suoi interrogativi sono gli stessi di moltissimi altri genitori. Condividendoli con altri, il genitore stempera i timori, si rende conto di non essere una cattiva mamma o un cattivo papà, ma di avere semplicemente bisogno di confrontarsi con chi affronta difficoltà analoghe».E se un vecchio adagio recita che “i panni sporchi si lavano in famiglia”, Valerie Moretti cancella questa immagine e la sostituisce con «un grande lavatoio, dove i panni li laviamo tutti assieme».Non che per questo ci si possa aspettare una serata “leggera”. Per la cronaca, infatti, ecco gli argomenti trattati nell’edizione 2014. Il primo incontro, martedì scorso, è stato incentrato sul tema “Molti ruoli, una sola persona”.I prossimi appuntamenti affronteranno invece riflessioni su “Conoscere e amare se stessi” e “Quando crollano le certezze”.«I contenuti sono decisamente impegnativi – conferma Valerie Moretti – Si tratta in tutti i casi di serate intense. C’è però quella magia, quel clima che si crea e porta ad affrontare il discorso come in una grande famiglia. Ciascun genitore si rende conto di non essere solo, capisce che sulle difficoltà e sui timori si può anche fare una risata. Di qualsiasi problema si può parlare, c’è la possibilità di confrontarsi con altri e magari sfatare anche qualche mito che ci è stato raccontato», aggiunge.La difficoltà di essere genitori nella società attuale fa crescere l’esigenza, per le famiglie, di avere punti di riferimento, occasioni di formazione e confronto. «Ci poniamo domande come persone innanzitutto e poi come mamme o papà – dice Valerie Moretti – Essere genitori oggi è complicato. Sembra una banalità ma è la realtà. I nostri figli oggi hanno stimoli enormi e questa situazione ci ha presi un po’ alla sprovvista. Come adulti abbiamo le risorse per gestirla, ma dobbiamo capire che i ragazzi non hanno le nostre stesse risorse. Gli adolescenti sono immersi in un mondo informatico nel quale dobbiamo necessariamente entrare a pie’ pari – continua la psicopedagogista – Dobbiamo esserci, altrimenti in quel mondo virtuale può accadere di tutto. Quando eravamo noi i ragazzi, non c’era un mondo virtuale alternativo a quello reale. I genitori dovevano lavorare su poche cose, concrete. Oggi il modello è cambiato completamente. Dobbiamo pensare anche al mondo virtuale e questo ci porta molte domande. Ci sono però anche gli strumenti per trovare, insieme e in modo affettuoso, le risposte. Facciamo tutti fatica. Ragioniamo però su cosa possiamo fare insieme per stare meglio e fare qualcosa di buono».Al termine degli incontri, sono numerosi i genitori che si rivolgono a Valerie Moretti per sottoporle problematiche particolari, personali.«Tantissimi mi chiedono una consulenza al di fuori delle serate – conferma la psicopedagogista – C’è una fitta comunicazione tramite messaggi, telefonate, mail. La mia possibilità di incontri personali è limitata, ma abbiamo creato una rete di strutture ed enti a latere, in grado di dare le risposte corrette per i singoli problemi. Penso a un disturbo alimentare, a una dipendenza, a gravi difficoltà scolastiche, solo per fare qualche esempio. In tutti i casi, mi premuro di mettere in contatto le famiglie con l’ente più indicato a dare loro risposte specifiche – conclude Valerie Moretti – Del resto, è normalissimo che su un grosso numero di persone ve ne sia una certa quantità che ha bisogno di un aiuto particolare. La grande rete di persone, enti e istituzioni che ci supportano è fondamentale per dare tutte le risposte necessarie».

Anna Campaniello

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