Vittorio Veneto: a conclusione del suo intervento alla cerimonia commemorativa del 74° anniversario della liberazione, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha citato il partigiano comasco Teresio Olivelli. Ecco la parte finale del discorso:
La Resistenza, con la sua complessità, nella sua grande attività e opera, è un fecondo serbatoio di valori morali e civili.
Ci insegna che, oggi come allora, c’è bisogno di donne e uomini liberi e fieri che non chinino la testa di fronte a chi, con la violenza, con il terrorismo, con il fanatismo religioso, vorrebbe farci tornare a epoche oscure, imponendoci un destino di asservimento, di terrore e di odio.
A queste minacce possiamo rispondere con le parole di Teresio Olivelli, partigiano, ucciso a bastonate nel lager di Hersbruck: «Lottiamo giorno per giorno perché sappiamo che la libertà non può essere elargita dagli altri. Non vi sono liberatori. Solo uomini che si liberano».
Teresio Olivelli – proclamato Beato nel febbraio del 2018 – era nato a Bellagio nel 1916 e fu ucciso il 17 gennaio 1945 nel campo di concentramento di Hersbruck in Germania, mentre cercava di aiutare un prigioniero ucraino picchiato da un aguzzino. Professore universitario, ufficiale degli alpini sul fronte russo, partigiano sulle montagne, arrestato a Milano e trasferito in diversi campi di prigionia prima di essere condotto nel lager dove morì, scrisse la famosa “Preghiera del Ribelle”, un simbolo per i partigiani cattolici e non solo. La sua fu un’esistenza breve ma pervasa da una vicinanza totale con i più deboli. Nato il 7 gennaio 1916 a Bellagio, presto si trasferì con la famiglia a Mortara (Pavia), nella diocesi di Vigevano, nei luoghi di origine dei genitori.
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