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Figli del personale sanitario, la didattica può essere in presenza

Una nota del ministero dell’Istruzione, datata 4 marzo, sta creando confusione nel mondo scolastico. Se l’indicazione è condivisibile, a livello di principio, nei contenuti, da un punto di vista meramente pratico e organizzativo il tutto si complica e non poco. Questo il testo della disposizione. «Al fine di organizzare, da martedì 9 marzo 2021, l’attività in presenza degli alunni figli di personale sanitario (medici, infermieri, Oss, Osa), direttamente impegnato nel contenimento della pandemia in termini di cura e assistenza ai malati e del personale impiegato presso altri servizi pubblici essenziali, si chiede ai genitori di inviare, entro le ore 12 di lunedì 8 marzo 2021, le specifiche, espresse e motivate richieste».

Traducendo, le scuole riapriranno ulteriori spazi, rispetto a quelli rimasti attivi ad esempio per i ragazzi con disabilità, per i figli di genitori rientranti in queste fattispecie. Chiaro, come detto, il messaggio che trova supporto e sostegno in Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici di Como e della Federazione lombarda degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri. «Sono favorevole a questa prescrizione e possibilità. È giusto che chi è impegnato in prima linea per la lotta al Covid possa avere un aiuto per quanto riguarda la gestione dei figli in età scolare. Ribadisco inoltre che tutti dobbiamo impegnarci anche perché vaccinare in una situazione di contagio sempre più diffuso non può che creare problemi».

Ma la nota in apparenza stonata del provvedimento è ben spiegata dalla dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo Como Prestino-Breccia, Simona Convenga. «Siamo purtroppo di fronte a una contraddizione. Dobbiamo tutelare il diritto all’istruzione, questo è innegabile, ma per noi, nell’ambito dell’attività scolastica, è complesso decidere come comportarci. Mi spiego, oltre al personale sanitario, negli altri “servizi essenziali” previsti dalla norma rientrano decine di codici Ateco diversi, sono due pagine fitte di categorie che potrebbero fare tale richiesta – spiega la dirigente scolastica – Capite che così si verrebbe a creare un potenziale cortocircuito. Noi inoltre dobbiamo dedurre i principi guida dalla stratificazione di norme che via via si sono susseguite. Compito arduo. Come arduo è prevedere personale dedicato a questa situazione. Se i figli di genitori medici, entrambi vaccinati, non presenterebbero problemi, come fare per altre categorie? Nell’elenco c’è di tutto, dai trasporti, alla categorie agricole. Insomma oltre a non avere risorse adeguate in un contesto emergenziale come quello in atto – fatta eccezione per gli insegnati di sostegno – saremmo in difficoltà seppur consci del nostro ruolo».

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