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Fontana di Camerlata, arriva il ponteggio Ferro: «Ritardi per mancanza di fondi»

Che fine ha fatto il progetto per la “conservazione programmata” dei monumenti del Razionalismo comasco, lanciato nel 2009 dal Comune con un cofinanziamento della Fondazione Cariplo? Pare voglia risorgere. Ma finora ha fatto il latitante.Perché? In molti se lo sono chiesti, alla notizia che si vorrebbe candidare Como tra i patrimoni dell’Unesco dato che è un museo all’aperto dell’architettura geometrica del ’900. Dove spicca quel gioiello che è la Casa del Fascio di piazza del Popolo

(infestata dalle erbacce), sede delle fiamme gialle e reclamata dal Comune per farne un museo.Peccato però che molte delle architetture firmate da maestri come Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri non siano in forma smagliante. Anzi. Il Monumento ai Caduti sul lungolago è spesso preda di vandalismi, l’Asilo Sant’Elia di via Alciato ha segni evidenti dell’età e la Fontana di Camerlata è uno zombi piantanto in mezzo a smog e vibrazioni. Ma adesso le cose stanno per cambiare. Lo annuncia – forte di 150mila euro messi a bilancio («Speriamo siano confermati») – il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune Antonio Ferro, che con Piera Pappalardo nel 2009 in un convegno proprio alla Casa del Fascio lanciò la “Conservazione programmata dell’architettura moderna di proprietà comunale”, piano dedicato proprio a Monumento ai Caduti, Asilo Sant’Elia e Fontana di Cesare Cattaneo e Mario Radice. «Abbiamo dovuto posticipare per mancanza di fondi: il bilancio funziona con una previsione di introiti che non sempre è reale. Ma in autunno vedrete le impalcature sulla fontana, per il completamento della mappatura del quadro fessurativo. Poi speriamo che la prossima estate parta il restauro vero e proprio. Purtroppo il piano di interventi si è fermato perché i soldi man mano messi a bilancio poi non si sono trovati e pertanto anche la Cariplo ha stoppato il co-finanziamento».«In merito all’opera di Cattaneo e Radice, però, non siamo stati immobili – continua Ferro – Abbiamo infatti avviato il monitoraggio sulla evoluzione dell’opera e arrestato l’invisibile degrado interno dovuto alla condensa sulle parti metalliche, con apposite endoscopie. Crediamo ancora al progetto, ma ci siamo dovuti scontrare con un baratro, quello dei soldi: eravamo sul ciglio, rischiavamo di cadere. Tenete conto che la logica di interventi lanciata nel convegno era una politica vincente, sulla carta: addirittura finalizzata a prevenire il degrado. Oggi, non per nostra colpa, purtroppo la manutenzione straordinaria è gestita a pezzi e bocconi, con risorse di manutenzione ordinaria che ovviamente sono del tutto insufficienti». Ciononostante pare che il futuro sia meno fosco: «All’Asilo Sant’Elia abbiamo compiuto verifiche di stabilità dei controsoffitti, adeguamenti nel reparto cucina e refettorio e tinteggiature. Ci sono adeguamenti alle normative Asl che abbiamo messo in opera, dato che la struttura è tuttora attiva come asilo vero e proprio. In autunno, passeremo al restauro delle coperture ed entro l’anno dovremmo finalmente provvedere alla situazione dei gradini e della cancellata», conclude Antonio Ferro.

Lorenzo Morandotti

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