(ANSA) – POTENZA, 12 APR – Una “vera e propria miniera di oro nero” sull’asse Campania-Puglia, con “rilevantissimi profitti” per i clan – quello dei casalesi e quello dei tarantini – che hanno raggiunto i 30 milioni all’anno: sono due degli aspetti principali dell’inchiesta su frodi nel commercio dei carburanti delle direzioni distrettuali antimafia di Potenza e Lecce che, stamani, hanno portato in carcere 26 persone, undici ai domiciliari, oltre alla notifica di sei divieti di dimora. Prima conclusione raggiunta: la criminalità organizzata si finanzia “se non in via esclusiva, in via assolutamente prevalente”, col traffico di droga e il contrabbando, “in proporzioni gigantesche, cui mai si era arrivati nel passato”. Nel corso della conferenza stampa sull’operazione “La febbre dell’oro nero”, che si è tenuta nel Palazzo di giustizia del capoluogo lucano, il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, in videocollegamento, ha evidenziato che “l’infiltrazione mafiosa nel settore della commercializzazione degli idrocarburi è uno degli aspetti più significativi dell’evoluzione dei gruppi criminali”. (ANSA).
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