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Frontalieri, cresce l’incubo dei “Moduli 1”: sono già il doppio rispetto al 2019

Ad aprile, quando l’emergenza Covid aveva costretto gli Stati a chiudere le frontiere, si era parlato di licenziamenti in massa dei lavoratori italiani in Canton Ticino.La preoccupazione era salita alle stelle, ma gli aiuti decisi dal consiglio federale avevano per fortuna scongiurato l’annunciata catastrofe. Il lavoro ridotto – l’equivalente della nostra cassa integrazione – ha evitato il peggio. Ma non è stata comunque in grado di fermare del tutto i tagli. Che sono stati numerosi, nonostante la proroga degli aiuti sia stata allungata al 31 dicembre prossimo, Numeri precisi non ce ne sono, almeno al momento. Ma secondo Andrea Puglia, responsabile frontalieri del sindacato ticinese Ocst, «a causa soprattutto del Covid-19 si sta purtroppo assistendo a un alto tasso di licenziamenti dei frontalieri». Da febbraio a settembre, agli sportelli della stessa Ocst sono stati consegnati «il doppio dei “Moduli 1” registrati in tutto il 2019». Il Modulo 1 è il foglio di carta che un frontaliere deve compilare, quando perde il lavoro, se vuole ottenere il sussidio di disoccupazione in Svizzera.Se in sei mesi i numeri sono risultati doppi rispetto a tutto l’anno precedente, è del tutto evidente che le cose stanno andando male. E che gli effetti del Covid, forse più lentamente di quanto ipotizzato, cominciano comunque a farsi sentire.In un quadro così delicato e difficile, la trattativa sul nuovo accordo fiscale per i frontalieri è osservata dal sindacato ticinese con particolare attenzione. Assieme ai colleghi italiani, Andrea Puglia ha partecipato alla tele-conferenza in cui il viceministro all’Economia Antonio Misiani ha illustrato i termini della pre-intesa siglata tra Roma e Berna (vedi articolo a fianco).Il sindacalista ticinese, in modo più netto rispetto ai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, dice di «condividere e di sostenere il sistema del “doppio binario”. Ci servirà – afferma – a mantenere inalterata la situazione di chi oggi è nel mercato del lavoro». In un panorama di totale incertezza, secondo Puglia sarebbe deleterio aumentare l’imposizione fiscale. «Soprattutto per chi ha costruito il suo futuro sulla base di un certo reddito».Tra le proposte che l’Ocst avanza in vista della definizione del testo finale del nuovo accordo, spicca proprio il mantenimento del regime fiscale attuale per tutti i «vecchi frontalieri». Categoria nella quale il sindacalista ticinese inserisce «tutti gli attuali lavoratori». In pratica, secondo Puglia sul doppio binario dovrebbero viaggiare soltanto i nuovi assunti, le generazioni future. Chi è o è stato frontaliere dovrebbe invece mantenere per sempre il suo status. «Tecnicamente, la richiesta che abbiamo fatto è che la definizione di vecchio frontaliere possa rimanere a vita», conferma Puglia.L’Ocst ha pure avanzato una seconda richiesta relativa all’utilizzo, da parte italiana, del «maggiore gettito fiscale per implementare il fondo delle indennità di disoccupazione». Un punto alquanto spinoso, dato che il governo di Roma ha già spiegato che quello stesso gettito servirà a garantire ai Comuni i ristorni.

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