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Frontalieri, la Regione e il “rischioso” doppio binario per la fiscalità

Un rischioso “doppio binario” per la fiscalità dei lavoratori frontalieri, tra chi è già stato assunto e chi lo sarà in futuro, per evitare di penalizzare l’esercito di lombardi che ogni giorno varca il confine per andare a lavorare in Svizzera. Il progetto è stato rilanciato all’assemblea della Regio Insubrica dall’assessore regionale Massimo Sertori ieri a Villa Gallia. «Atteso che l’accordo del 2015 prevede la doppia fiscalità dei lavoratori frontalieri – ha detto Sertori – in base a simulazioni fatte, emerge che ci possono essere incrementi in alcuni casi anche del 70% della tassazione, con evidenti penalizzazioni per questa categoria di lavoratori. Preso atto che la situazione del frontalierato si è modificata dal 1974 ad oggi – ha rimarcato Sertori – generando situazioni di difficoltà alla vicina Svizzera, l’ipotesi di lavoro che Regione Lombardia ha presentato al precedente Governo, prevedeva una sorta di doppio binario: da un lato, lasciava immutate le condizioni fiscali degli attuali frontalieri fino al raggiungimento della pensione; dall’altro, introduceva per i nuovi frontalieri una doppia fiscalità calmierata rispetto a quanto previsto dall’accordo del 2015». In questa battaglia, che porterebbe in ogni caso a una forte sperequazione tra le condizioni di lavoro e gli stipendi dei frontalieri attuali e futuri, la Regione ha però le armi decisamente spuntate. Gli accordi con la Svizzera sulla fiscalità non sono infatti un tema regionale, ma del governo Conte.Come spiega l’articolo 117 della Costituzione la “potestà legislativa” è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, con i vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Lo Stato mantiene quindi legislazione “esclusiva” in materia di politica estera e rapporti internazionali dello Stato e rapporti dello Stato con l’Unione europea. Sempre al Governo spettano le leggi relative al sistema tributario. La Regione potrà solo partecipare «alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e provvedono all’attuazione e all’esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell’Unione europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato», si legge sempre nella Costituzione.

Redazione

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