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Fuga dai banchi di scuola. A Como i numeri peggiori

La crisi dell’istruzioneSu cento studenti lariani che iniziano un qualsiasi istituto superiore – dai professionali ai licei – quasi trenta non giungono alla meta

Su 100 studenti comaschi che iniziano una qualsiasi scuola superiore – dalle professionali ai licei – quasi 30 non raggiungono la meta. La dispersione scolastica, sul Lario, è una piaga di dimensioni inquietanti. I dati sono tra i peggiori a livello italiano, con un picco soprattutto nei primi anni del percorso.Il triste primato degli abbandoni spetta alle scuole professionali, seguite dagli istituti tecnici. Va decisamente meglio nei licei, classico in testa, dove la percentuale dei ragazzi

che lascia è nettamente inferiore. In media comunque, nei primi 2 anni quasi un ragazzo su 3 abbandona il percorso formativo spontaneamente o in seguito a una bocciatura. Complessivamente, nell’arco dell’intero corso di studi, circa il 12% degli studenti delle scuole professionali abbandona. Il dato scende al 10% negli istituti tecnici e al 3% nei licei.«Quello della dispersione scolastica è un tema centrale – dice il prefetto di Como, Michele Tortora – Il nostro è un Paese in cui si registra un abbandono scolastico accentuato accompagnato da alti tassi di disoccupazione giovanile. L’argomento è collegato all’orientamento. È giunto il momento di superare l’inaccettabile concetto che vi sia una scuola di serie A, i licei, e una di serie B, la formazione tecnica e professionale. Non possiamo più avere un’istruzione a due velocità. In passato, molti giovani lasciavano la scuola perché avevano un impiego e volevano iniziare subito a lavorare – ha aggiunto Tortora – Oggi, chi abbandona gli studi spesso non ha neppure un lavoro. Occorre fare uno sforzo per dare nobiltà all’istruzione tecnica e per creare un sistema scolastico davvero integrato».L’allarme dispersione è stato ribadito nell’ambito della presentazione di un progetto per il rilancio dell’istruzione e della formazione professionale. «Como ha un triste primato a livello nazionale sull’abbandono scolastico e occorre intervenire – ha detto il presidente della Compagnia delle Opere di Como, Marco Mazzone – Nelle scuole superiori, la percentuale di abbandono sfiora il 30% ed è un dato allarmante». A questi dati si aggiunge anche quanto emerso da una recente indagine di Univercomo sull’abbandono scolastico tra gli universitari. A Como, oltre il 25% degli iscritti si ferma dopo il primo anno, un dato superiore alla media nazionale. Il problema della dispersione scolastica è stato analizzato da Adria Bartolich, segretaria della Cisl Scuola. Proprio il sindacato ha fotografato in dettaglio la situazione comasca. «La percentuale di abbandono alle superiori sfiora il 30% ed è allarmante – dice la sindacalista – La selezione più intensa avviene nei primi 2 anni degli istituti professionali e anche il terzo anno molti abbandonano o vengono fermati. Anche negli istituti tecnici, sempre nei primi due anni la dispersione è elevata e nel quinquennio resta molto alta la selezione. Soltanto al liceo i dati sono decisamente più bassi».Per risolvere il problema, a detta della sindacalista occorre cancellare una concezione di fondo che condiziona da decenni il sistema scolastico. «Alle scuole professionali mediamente si indirizzano ragazzi che ottengono una valutazione bassa all’uscita dalle scuole medie – sottolinea Adria Bartolich – È un concetto sbagliato. Sulla scuola c’è bisogno di fare un investimento serio, soprattutto in tempi di crisi, sulla possibilità di lavoro che la scuola offre. Purtroppo c’è una mentalità distorta per la quale si tende a indirizzare nelle scuole tecniche i ragazzi con meno attitudine allo studio. È sbagliato, perché queste scuole hanno un livello di difficoltà alto e non possono essere viste come una seconda scelta. In Italia il livello di disoccupazione giovanile è altissimo, oltre il 25% – aggiunge Bartolich – In Germania, dove funziona l’alternanza scuola-lavoro è al 5%. La scuola a orientamento professionale va presa seriamente, come quella liceale. Spesso gli istituti tecnici sono la punta di diamante della nostra formazione scolastica».

Anna Campaniello

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