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Furti e rapine: a processo banda di rumeni

Una banda di rumeni imperversava in tutto il Nord Italia, con almeno un centinaio di spaccate effettuate. Tra queste, anche colpi violenti in provincia di Como, che ieri sono finiti in aula portandosi dietro undici imputati.Si è aperto infatti, il processo per l’assalto al “Mediaworld” e alla gioielleria “Redoro” avvenuto alle 4 della mattina del 24 ottobre 2013 nel centro commerciale Mirabello di Cantù, e pure quello per la brutale rapina alla sala giochi “Piper Slot” di via Pasquale Paoli a Rebbio, il 3 febbraio 2014. In questo secondo assalto la banda, composta da sei persone (quattro rumeni e due italiani) armate di pistola, irruppero nell’attività commerciale, legarono polsi e caviglie di un dipendente utilizzando del nastro adesivo, lo fecero sdraiare a terra e poi fuggirono con 6mila euro in contanti presi dalle slot, altri 1.300 euro rubati da una cassetta di sicurezza e pure telefono, auto, orologio e portafoglio della vittima. Nel colpo di Mirabello invece la banda – in quella occasione composta da 5 persone – fu messa in fuga dall’arrivo dei carabinieri, un inseguimento che proseguì fino a Nova Milanese quando i malviventi riuscirono a far perdere le proprie tracce scappando a piedi.Le indagini hanno però permesso di ricostruire le innumerevoli attività della banda di rumeni, che sarebbe stata composta da almeno 30 persone che poi si dividevano e si ricomponevano a seconda dei colpi programmati.Come detto, sarebbero almeno un centinaio gli assalti effettuati. Ieri mattina a Como sono sfilati i primi testimoni relativi ai due principali colpi avvenuti nella nostra provincia. Il processo di fronte al Collegio lariano, ora affidato al pubblico ministero Antonio Nalesso, è uno stralcio del fascicolo principale che era stato seguito dalla Procura di Monza. Tornando al colpo di Mirabello, i malviventi utilizzarono un’auto ariete, sfondando le porte di ingresso del centro commerciale e pure le vetrine, devastando le attività commerciali con spranghe e mazze prima di venire interrotti dal sopraggiungere delle “gazzelle” dei carabinieri. I danni – oltre al bottino del colpo – furono ingenti. Nell’inseguimento vennero anche esplosi dei colpi di pistola.

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