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Gaddi-Lucini, fuochi incrociati

Il sindaco abolisce la festa di fine mostra. L’ex assessore: «L’avrei fatta gratis»Gli unici fuochi a cui i comaschi potranno assistere da qui fino a domenica, giorno di chiusura della mostra intitolata “La dinastia Brueghel”, saranno quelli tra il sindaco, Mario Lucini, e l’ex assessore alla Cultura (ora consigliere di opposizione), Sergio Gaddi. Non è più in discussione, infatti, l’ipotesi che la chiusura dell’evento di Villa Olmo sia abbellita dal consueto spettacolo pirotecnico, come invece avvenuto dalla prima edizione fino a quella dell’anno scorso. La festa è cancellata. Ciò che continua a tenere banco, però, è lo scambio di accuse e di “verità alternative” tra il primo cittadino e l’attuale capogruppo di “Forza Cambia Como”.Dopo gli scambi verbali, il primo punto fermo l’aveva messo proprio Lucini la scorsa settimana, durante un consiglio comunale. «I fuochi d’artificio – aveva detto, in sintesi, il primo cittadino – non si faranno perché non c’è la copertura economica». Ma ancora ieri, il sindaco ha rincarato la dose, spiegando nei dettagli la motivazione del cambiamento di registro.«Sulla questione della copertura della festa finale, abbiamo verificato facendo l’unica cosa che potevamo fare – ha rimarcato Lucini – Ci siamo rivolti alla Como Servizi Urbani. E ci è stato confermato che non ci sono soldi a budget, né per la festa finale della mostra, né per i fuochi».Ma non solo. «Gaddi offre la sua disponibilità per organizzare la festa? Non lo fa in termini accettabili per un’amministrazione – ha aggiunto il sindaco – Ha parlato genericamente di suoi personali accordi con baristi disposti a finanziare la festa. Ma il Comune non può lavorare in questo modo: non è una trattativa tra privati. La festa finale e i fuochi costerebbero circa 15mila euro, una cifra che in tempi di crisi come questi l’amministrazione non affronterà». Capitolo chiuso, dunque, visto anche che ormai mancherebbe probabilmente troppo poco. Ma, al di là della questione economica, il sindaco conferma pieno appoggio alla linea del “suo” assessore alla Cultura, Luigi Cavadini, da sempre contrario alla festa. «L’assessore Cavadini ha ragione – afferma Lucini – In tempi come questi, i fuochi non sono una priorità». E, non farli, è anche una chiara scelta di discontinuità con il passato, evidentemente.Un Gaddi furioso, ha replicato con veemenza estrema. «Il sindaco aggrava la sua posizione in maniera del tutto incomprensibile. E si diverte a creare equivoci dove non esistono – ha ribattuto l’ex assessore – È indubitabile che l’anno scorso non siano costati un centesimo i fuochi. E né il sindaco, né Csu possono negare. Né è consentito loro dubitare sul fatto che quest’anno sarebbe stato diverso». «Il sindaco – rincara la dose Gaddi – fa finta di non capire: la festa finale non è mai stata prevista nel budget originario perché non è a carico della mostra. È pagata da sponsors aggiuntivi, come accaduto nel 2011 grazie ai due bar di Villa Olmo, più l’Istituto Pascoli. Csu nulla c’entra e nulla deve c’entrare. Quindi la festa, esattamente come l’anno scorso, sarebbe stata pagata da sponsor privati trovati da me come tutti gli altri».La chiusura di Gaddi è al fiele: «La verità è che Lucini non ha il coraggio di ammettere il madornale errore di aver bloccato per questioni ideologiche un evento già previsto, come sempre avvenuto in 9 anni di storia, e quindi si attacca ad accuse puerili che non gli fanno onore. Abbia il coraggio di dire che non la voleva ma non si permetta di mettere in dubbio l’ovvietà».I fuochi, quindi, sono spenti. Ma il clima resta rovente.

Emanuele Caso

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