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Giardini a lago, la rivolta dei comaschi. Minacciati i City Angels

«Ormai i comaschi lo sanno che quella è un’area da evitare, soprattutto la sera. Noi stessi consigliamo di non frequentarla. E durante i nostri servizi più volte siamo stati minacciati». La “zona buia” della città è quella dei giardini a lago, tornati alla ribalta nelle ultime settimane per ripetuti casi di spaccio di droga e risse tra ubriachi e balordi. A parlare è invece Gianfranco Moretti, coordinatore dei City Angels comaschi che tre sere alla settimana perlustrano i punti più critici di Como per vigilare e avvisare le forze dell’ordine nei casi sospetti, e i giardini a lago «da tempo rappresentano un pericolo. Eravamo passati proprio da lì poco tempo prima dell’ultima rissa e la nostra presenza aveva infastidito molto i giovani presenti. Forse abbiamo interrotto i loro loschi traffici. Più volte vedono le nostre divise e non sapendo chi siamo ci insultano e ci minacciano», spiega Moretti, che poco tempo fa è stato a colloquio con il sindaco per «chiedere che venga predisposta una maggior illuminazione. Indispensabile per rendere meno rischiosa la zona. A volte, ad esempio, consigliamo a chi incontriamo mentre corre di evitare di passare dai giardini. E soprattutto alle mamme di spostarsi in zona Tempo voltiano. Infine spiace vedere come ci siano sempre più ragazzi che vanno proprio in quel punto dei giardini senza una motivazione apparente», chiude Moretti. Ma questa testimonianza di chi, insieme ad altri 15 volontari, ha scelto, nel tempo libero e di sera, di impegnarsi per la città, non è certamente la sola. I commenti esasperati e indignati dei cittadini sono all’ordine del giorno. E tutti chiedono a gran voce di potersi riappropriare dei giardini a lago. Soprattutto della zona attorno alla vecchia locomotiva. «Mia figlia è del 2003 – scrive Margherita – e io lì con lei ci sono andata due o tre volte. Poi l’ho sempre portata ai giardini di Cernobbio». Ed è emblematico il commento di un altro utente di Facebook. «Sentire una guida ieri che di fronte ad almeno una cinquantina di turisti inglesi suggerisce di fare il giro largo e non passare dai giardini a lago perché posto pericoloso mi rende triste». Un’affermazione che fa riflettere. «Una nostra guida non direbbe mai qualcosa di simile – dice Roberta Caprani, dell’associazione Guide Como – il problema esiste ed è innegabile, al tempo stesso però bisogna tutelare l’immagine della città. Una frase simile non crea certo indotto turistico». Le fa eco un’altra guida, Ettore Peron. «Io stesso ho visto movimenti sospetti e figure poco raccomandabili nei giardini – dice – ma una guida turistica deve cercare di dare un’immagine positiva di una città, senza enfatizzare i problemi».

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