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Giochi patologici, piaga sociale. Il Casinò scende in campo

Il convegno di CampioneSforza: «Il Pavese e il Comasco le province lombarde più colpite»

(l.m.) «Dall’1% al 3 % degli italiani soffre di mal di gioco. Una cifra enorme. E il Pavese e il Comasco sono in Lombardia le province più colpite. Un fenomeno di massa aggravato dalle moderne tecnologie che permettono di abusare di giochi online in piena privacy». Parola di Michele Sforza, psichiatra e psicanalista della clinica “Le Betulle” di Appiano. Sarà uno dei relatori del convegno “Non mettiamo in gioco la salute”, domani dalle 9 al Casinò Campione d’Italia.Organizzato

in chiave insubrica dai Lions Club Como Host, Milano alla Scala, Campione d’Italia e Leo Chronos e con il patrocinio del Lions ticinese, il convegno sulle ludopatie ospiterà oltre a Michele Sforza che parlerà sul tema “Il gioco d’azzardo. Dalla normalità alla compulsione” il collega bellinzonese Tazio Carlevaro che parlerà su “Prevenzione-riduzione del danno in Svizzera”. Raffaela Olandese, direttore del Dipartimento dipendenze dell’Asl di Como, parlerà di “Prevenzione e cura del gioco d’azzardo patologico: i servizi nella provincia di Como”, mentre Angelo Ciocca, presidente della quarta Commissione consiliare della Regione Lombardia, e Marco Mancini, magistrato del Tribunale di Como, daranno il quadro normativo e giuridico del gioco d’azzardo. Il padrone di casa, l’amministratore delegato del Casinò Carlo Pagan, parlerà poi su “Il codice di condotta sul gioco d’azzardo patologico della European Casino Association”.«Si è giocato d’azzardo dalla notte dei tempi – dice Sforza – e di per sé non è un fenomeno patologico. Anche perché il gioco è fondamentale per l’apprendimento, come ha insegnato il filosofo olandese Johan Huizinga in Homo Ludens. Giocano anche gli animali e, se questa cifra si è mantenuta nell’evoluzione, vuol dire che ha un significato funzionale primario per la sopravvivenza. Il problema insorge quando non si riesce ad avere il senso del limite e si continua a giocare, anche se si continua a perdere».Facendo i conti, sono circa un milione in Italia le persone che soffrono di ludopatia. «Cui vanno aggiunti i loro familiari – spiega Sforza – Chi gioca in modo patologico è come se assumesse sostanze come alcol o droga. È una dipendenza in piena regola. Che può mettere sul lastrico emotivo ed economico una famiglia. Chi gioca in modo patologico trascura sé, i propri cari, il lavoro, spesso diventa irascibile. Senza contare che il suo comportamento rischia di avere conseguenze pericolose: finire in mano agli strozzini, o commettere specifici reati».Come ogni dipendenza, tutto nasce dal meccanismo della gratificazione: «Il nostro cervello cerca di ripetere tutto ciò che gli dà piacere, grazie a un mediatore chimico che si chiama dopamina – dice Sforza – Così chi gioca in modo compulsivo non ha più freni. E la cura, possibile solo se s’inizia a percepire di avere un problema serio, richiede terapie modulari: assistenza psicologica, individuale e di famiglia, farmaci ma anche aiuti giuridici ed economici. Senza contare la salute fisica: espone, oltre a varie dipendenze, a disturbi cardiovascolari e metabolici. Un vero marasma».

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