Il flop di Villa OlmoIl leader Pd: «Condivido la scelta di Sant’Elia, ma sono stati commessi errori»
Non sarà facile, eppure, parafrasando il titolo della mostra di Villa Olmo, bisognerà trovare la strada per andare oltre Sant’Elia. Luigi Cavadini, oggettivamente provato dai fuochi incrociati sulla sua gestione, intercettato alla presentazione in Camera di Commercio dell’evento Boston-Como, ha ribadito quanto già espresso nei giorni scorsi: «Non mi dimetto – ha confermato l’assessore alla Cultura – e nelle prossime settimane, dopo avere valutato tutte le questioni, decideremo
come proseguire. Vedremo come spendere meno soldi, non sarà facile, ma non abbandoneremo questa strada, rispetto alla quale fare una previsione iniziale sui numeri è stato certamente un errore».Le pallottole dei “nemici” Cavadini se le aspettava, al rumore delle pistole di Gaddi si era abituato fin dal primo giorno in cui si era insediato al suo posto; al fuoco amico, arrivato in questi giorni, anche se da tempo nei corridoi del Comune anche tra i consiglieri di maggioranza serpeggiava il malumore, invece, l’assessore era meno preparato. E allo schiaffo di Favara, non offre certo l’altra guancia: «Lui è così, ma io – chiosa Cavadini – devo rispondere solo al sindaco che mi ha riconfermato la sua fiducia. La riduzione del compenso del curatore De Michelis, a prescindere dal fatto che non ha colpe specifiche, non è certo possibile farlo ora. In quanto alle minoranze una mozione di sfiducia nei miei confronti fa parte dei giochi». Ma il consigliere di maggioranza Gioacchino Favara, rincara la dose: «Cavadini non vuole ammettere la sconfitta, spiace dirlo ma è così. Se lui non si dimette, e sono convinto che se lo avesse fatto il sindaco Lucini avrebbe accettato volentieri, qualcuno deve comunque pagare per questo insuccesso clamoroso, direi un fallimento totale. E visto che non si può “frustare” nessuno, qualcuno si assuma le proprie responsabilità. Se è vero che il compenso a Marco De Michelis non si può più ridurre, si individuino altri responsabili, guardiamo ad esempio chi ha gestito direttamente la comunicazione della mostra. Hanno distrutto – prosegue Favara – la figura di Sant’Elia. Per il prossimo anno dovranno dirci subito cosa vogliono fare, e non tenere un’altra volta nascosto tutto fino all’inizio dell’evento». Più clemente Marcello Molteni, leader della corrente renziana del Pd sul Lario: «Si sapeva fin dall’inizio che questa mostra sarebbe stata un’incognita. Personalmente non mi sono mai confrontato con Cavadini e quindi faccio fatica a dare giudizi. In ogni caso ci sono città come Brescia e Treviso, per fare un esempio, più preparate a eventi di questo tipo. Se si vuole andare avanti in questa direzione, che culturalmente è tutt’altro che sbagliata, qualità e numeri non sempre vanno di pari passo. Bisognerà capire come portare avanti un’offerta globale di tutta la città di Como. Ma ci vuole ancora più coraggio». Infine il parere del consigliere Regionale del Partito Democratico Luca Gaffuri: «Io condivido totalmente la scelta di valorizzare il patrimonio culturale di Como attraverso Sant’Elia. Una scelta diversa dal passato che ha bisogno di crescere e trovare continuità per costruirsi un futuro più solido. Di certo errori ne sono stati commessi. Non sono in grado di giudicare il lavoro di De Michelis, ma certamente chi ha curato la comunicazione quest’anno non dovrà più farlo nel 2014».
Maurizio Pratelli
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