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Guffanti: «Noi, vittime seriali della burocrazia»

Il presidente dei costruttori punta il dito contro le amministrazioni pubbliche(m.d.) «Noi siamo vittime seriali delle lungaggini della burocrazia. Anzi, la vera vittima è l’intera società, perché tutti gli ostacoli che rendono difficile la vita delle imprese non giovano neppure agli enti pubblici e alle amministrazioni locali che spesso questi ostacoli li creano. E meno che mai giovano ai cittadini. Perché le lungaggini si traducono in lavori che non partono o si bloccano e quindi in opportunità di lavoro che sfumano. E ciò ha ricadute dirette sulle famiglie». Luca

Guffanti, presidente dell’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) di Como, riassume così il difficile rapporto tra imprese e burocrazia.Nei giorni scorsi abbiamo raccontato la storia di un imprenditore comasco, Walter Pozzi, che voleva aprire in Brianza un innovativo centro ricerche frutto di una joint-venture con il colosso statunitense Dow Chemicals, ma che alla fine la nuova società l’ha avviata in Navarra (Spagna) perché lì si è trovato la strada spianata dal punto di vista degli adempimenti burocratici. «La realizzazione dello stabilimento è stata un’esperienza estremamente semplice e rapida», ha spiegato Pozzi.«I sindaci, dopo due o tre anni di mandato, possono raccontare tutti la medesima esperienza e cioè quanto sono rallentati, nella loro attività, dagli apparati burocratici – afferma Guffanti – Intendiamoci, non tutti i funzionari sono brutti e cattivi, anzi ci sono figure di spessore e di grandi capacità. Purtroppo la normativa è molto complessa e si tende a seguire il rispetto letterale della norma e non invece quello dello spirito che l’aveva dettata: da tutto ciò derivano tempi inaccettabili e procedurali inutilmente lunghe e costose. Il risultato, poi, è che il Canton Ticino attrae le imprese comasche non solo per il favorevole trattamento fiscale, ma anche per le procedure chiare e per i tempi altrettanto chiari».Secondo il presidente dell’Ance di Como, l’esempio spagnolo e più ancora quello ticinese dimostrano che «una burocrazia semplice ed efficace costituisce un grande volano di crescita per un territorio».Il problema fondamentale in Italia è che «la normativa è complessa, lacunosa e a volte contraddittoria – spiega Guffanti – Questo porta i tecnici e i funzionari pubblici ad affrontare tutte le pratiche innanzitutto cercando di tutelare il proprio operato, il che produce lungaggini e dinieghi. Un ruolo fondamentale, per uscire da questa palude, l’hanno quei funzionari pubblici che, con un po’ di coraggio e di buona volontà, affrontano e sbloccano le pratiche con la diligenza di un buon padre di famiglia, facendo prevalere lo spirito delle normative sul puro adempimento burocratico».La legislazione nazionale è complicata perché, fa notare il numero uno dei costruttori lariani, «ogni nuova legge deve passare al vaglio di emendamenti, rattoppi e ritocchi che lasciano da parte una serie di problematiche le quali, a loro volta, rendono vano lo spirito originario della norma». Un andazzo che con il passare del tempo piuttosto che semplificarsi si ingarbuglia sempre di più. «Negli ultimi anni chiunque operi nel settore dell’edilizia può testimoniare che l’apparato normativo è peggiorato, non si è mai semplificato – dice Guffanti – Se prendiamo in considerazione una stessa tipologia di pratica, rispetto a dieci anni fa la grandezza del corrispondente faldone oggi è quantomeno triplicata rispetto al passato».Come uscirne? «Nell’immediato – spiega il presidente di Ance Como – serve un approccio diverso da parte dei funzionari pubblici che devono tornare a valutare lo spirito sostanziale delle normative e non limitarsi a un approccio legale. Su un orizzonte temporale più ampio, serve invece una razionalizzazione della legislazione esistente per evitare l’accumularsi di norme su norme».

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