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Ha un volto il supertestimone che scagiona Olindo e Rosa

La strage di Erba – Le “indagini” del difensore di Azouz Marzouk

I dubbi di Azouz Marzouk, le indagini del suo avvocato, una storia che fatica a trovare un punto d’arrivo.Si riapre, almeno sul piano cronachistico, la ferita lacerante della strage di Erba, l’eccidio nel quale morirono – l’11 dicembre 2006 – tre donne e un bimbo di appena due anni e mezzo. Luca D’Auria, legale del marito di Raffaella Castagna (vittima della strage insieme con la madre Paola Galli, il figlio Youssef e la vicina di casa, Valeria Cherubini) ha dichiarato al settimanale Cronaca

Vera di aver rintracciato l’uomo che nel 2008, a ridosso della sentenza di primo grado nel processo a carico di Olindo Romano e della moglie Rosa Bazzi, si era recato a casa dei genitori di Azouz, in Tunisia, sostenendo di conoscere il vero nome degli autori della strage.«Sono stato di recente a Tunisi e ho incontrato in un bar l’uomo che andò dalla madre di Azouz nel 2008 – ha detto l’avvocato D’Auria a Cronaca Vera, che pubblica l’intervista nel numero questa settimana in edicola – Mi ha ribadito ciò che narrò allora alla donna e cioè che all’epoca in Brianza c’erano precise voci che ritenevano colpevoli un gruppo di professionisti, non di origine araba, in quanto, mi ha spiegato, “gli arabi non uccidono i bambini”».Secondo D’Auria, la testimonianza dell’uomo, di cui non è stata comunque rivelata l’identità, potrebbe permettere addirittura la revisione del processo. Di questo sembra essere convinto il legale, che ha annunciato di voler tornare nuovamente nel Paese nordafricano per raccogliere in modo formale le parole del testimone. Dice infatti l’avvocato di Azouz: «Presto tornerò per verbalizzare le sue dichiarazioni nell’ottica di una richiesta di revisione del processo. Azouz è convinto di due cose: che gli assassini non siano i Romano e che non si tratti di una vendetta trasversale nei suoi riguardi per vicende inerenti lo spaccio. Io ritengo, invece, che nessuna pista sia preclusa».La ferita della strage non si rimargina, quindi. Nonostante la triplice sentenza della giustizia italiana che ha condannato all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi.

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