Con il discorso della “calza”, 25 anni fa, Silvio Berlusconi dava vita a Forza Italia, partito-azienda destinato a mutare in profondità la politica nel tempo a venire.I primi vagiti lariani della nuova formazione politica rivivono nella memoria di uno dei fondatori, l’imprenditore Mino Bruno.«Ricordo bene quei momenti – racconta al telefono – insieme con Pierpaolo Prizzi, che era appena uscito dalla Democrazia Cristiana, frequentavamo il circolo milanese di Mario Monti e Antonio Martino. Era intitolato “Alla ricerca del Buongoverno”, cosa ovvia in un periodo in cui il mondo politico sembrava fosse stato totalmente sconvolto».Dopo alcune riunioni milanesi, in una casa al Parco Ravizza, proprio di fronte alla Bocconi, continua Mino Bruno, «qualcuno si chiese se non fosse giunto il momento di concretizzare, di fare qualcosa. Non nascondo che personalmente mi ero entusiasmato, soprattutto di fronte alla possibilità di una nuova affermazione dei princìpi liberali». La «concretizzazione» fu Berlusconi con la sua Forza Italia. «A Como ci organizzammo in prima battuta come gruppo di amici. Di politici ce n’erano pochi».I nomi? «Ricordo Ilvo Tolu, Giovanni Butti, Alessandro Colombo, Emilio Bordoli, Mario Gorla, Giorgio Castelli».E poi, dopo, Alberto Botta, il primo sindaco forzista di un capoluogo di provincia.«Nella prima fase Botta non c’era – dice Mino Bruno – sono stato io a proporlo come candidato a sindaco. Eravamo amici, così come i nostri genitori. Io presiedevo la Ciclistica Comense, lui era già presidente del Coni. Mi disse sì quasi subito, anche se aveva chiesto di pensarci qualche giorno».Il 1994, aggiunge, «fu un anno incredibile. Si votò per le politiche, per le comunali e per le europee. «Non avemmo il tempo quasi di far niente se non campagna elettorale. La cosa incredibile fu che all’inizio nessuno voleva ospitarci. Io stesso avevo tanti amici di sinistra che mi guardavano di traverso, come se fossimo stati chissà che cosa. Comunque Berlusconi disse al direttore della Standa, che era di sua proprietà, di darci gli spazi sotto i portici di via Boldoni. A febbraio c’era un freddo intenso, dovevamo raccogliere le firme per le liste e ogni giorno arrivava un cancelliere del Tribunale. Andò benissimo, fu un successo via l’altro. Per un anno e mezzo lavorammo tantissimo, la partecipazione popolare era straordinaria. Poco tempo dopo, invece, qualcosa cambiò, soprattutto quando arrivarono dentro Forza Italia persone provenienti dai partiti della Prima Repubblica».
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