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I 56 giorni da ministro di Alessandra Locatelli

Ministro per 56 giorni. Nell’estate più turbolenta della storia politica recente in Italia. Alessandra Locatelli ha lasciato ieri Roma per tornare tra i militanti della Lega. «Abbiamo molti appuntamenti tra feste e incontri – dice – dobbiamo spiegare quanto è accaduto e preparare Pontida e la grande manifestazione del 19 ottobre».Il viaggio al centro del potere, per l’ex vicesindaco di Como, è stato breve. Anzi, brevissimo. Ma non sembra averla cambiata. «Ho lavorato fino all’ultimo minuto, onorata e orgogliosa di avere questa opportunità». Dispiaciuta? Forse, ma non lo dà a vedere. «Come sempre, prendo tutto come un obiettivo da raggiungere. Il mio rammarico più grande è vedere questo governicchio fatto di poltronari. Temo che possa fare un passo indietro rispetto ai nostri risultati».Parole come al solito molto forti, che non cambiano nemmeno di fronte alle due obiezioni più ovvie: il fatto che a innescare la crisi sia stato Matteo Salvini e che in una democrazia parlamentare le maggioranze si formino nelle aule di Camera e Senato, come del resto accaduto dopo il voto del 2018 tra Lega e Movimento 5 Stelle.«Grazie al cielo Salvini e la Lega hanno avuto il coraggio di scoprire le carte; era da tempo che Pd e grillini si parlavano dietro le quinte, il loro obiettivo era metterci in difficoltà su bilancio e sicurezza. Quanto alla nuova maggioranza, faccio notare che il Movimento 5 Stelle un anno e mezzo fa aveva rifiutato di fare un accordo con il Pd, partito dal quale tutti si erano dichiarati lontanissimi. Sono molto dispiaciuta per gli elettori dei 5 Stelle, pensavano di scardinare il palazzo e invece ne sono rimasti vittime».Dei 56 giorni da ministro la parlamentare comasca ricorda in particolare «gli incontri con le persone, le associazioni. Sono stata in 7-8 regioni, mi ha riempito di orgoglio poter conoscere da vicino ciò che si fa sui territori nel campo sociale. Ho visto da vicino il lavoro di gruppi che in silenzio, ogni giorno, con grossi sacrifici e con entusiasmo si mettono a disposizione degli altri».Difficili da dimenticare, con ogni probabilità, saranno le visite alle carceri minorili, alle strutture per disabili, alle case-famiglia per donne maltrattate.Così come sarà difficile non tornare con la mente al grande tavolo rotondo del consiglio dei ministri. La stanza simbolo del potere. «Quando ti siedi a quel tavolo ti rendi soprattutto conto di come le decisioni che stai per prendere riguarderanno tutto il Paese e incideranno sulla vita dei cittadini. In questo senso sicuramente avverti una grande responsabilità».

Redazione

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