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I commercianti: “Quanto si accendono le luci possiamo chiudere i negozi”

Commercio e Città dei Balocchi, un connubio difficile. Se infatti è vero che la manifestazione natalizia attira in città migliaia di visitatori e potenziali acquirenti è altrettanto vero che non sempre queste persone entrano nei negozi del centro. Anzi. «Dipende molto dalla tipologia di negozio – dice Marco Cassina, commerciante di piazza Duomo e presidente di Federmoda di Confcommercio Como – Per gli esercenti più “tradizionali” devo dire che all’accensione delle luci si potrebbero tirare giù le serrande. Non è una critica alla kermesse che ha indubbi meriti, ma è un fatto incontrovertibile. Potremmo infatti tranquillamente chiudere i negozi intorno alle 17. Da quel momento in poi nessuno si interessa più alle vetrine e men che meno pensa di entrare a fare acquisti».

La città in questi primi weekend natalizi – come noto – è stata letteralmente invasa da comaschi e visitatori in arrivo da fuori città che hanno preso d’assalto il centro. «Si tratta ovviamente di persone che hanno tutto il diritto di godersi la città illuminata, facendo magari piccoli acquisti di oggettistica a buon mercato tra i 5 e 10 euro. E sicuramente quella tipologia di negozi ha un deciso incremento nel giro d’affari. E si tratta di una situazione che si ripete immutata non solo nel periodo natalizio ma anche durante l’anno. Purtroppo però noi non abbiamo lo stesso ritorno positivo», aggiunge Cassina che spiega anche come ci sia un ulteriore effetto negativo derivante dall’invasione di strade e piazze cittadine.«Parlo per la mia esperienza personale, anche se diversi colleghi mi hanno segnalato lo stesso problema, ma in questi fine settimana, sempre all’approssimarsi dell’accensione delle luci, ci sono decine di persone che si appoggiano alle vetrine del negozio, che occupano lo spazio dell’ingresso con la schiena però rivolta a quanto esposto, per vedere le proiezioni e le luci sui monumenti. Impedendo di fatto l’accesso. Ecco perché dicevo che arrivata una certa ora per noi sarebbe identico se decidessimo di chiudere», spiega Cassina che sottolinea anche la necessità di rivedere alcune caratteristiche dell’evento. «Anche per quanto riguarda le casette che vendono prodotti, va detto che sempre più spesso gli oggetti e i cibi in commercio sono gli stessi che si ripetono più volte nei diversi spazi espositivi. Forse sarebbe ragionevole dare la priorità alle attività locali, del territorio», chiude il presidente di Federmoda di Confcommercio Como.Sul tema interviene anche Claudio Casartelli, presidente di Confesercenti Como. «Paghiamo innanzitutto l’assenza del posteggio Ticosa. Poi, alcune strategie vanno assolutamente riviste: dalla cartellonistica che invita a lasciare l’auto nei posteggi di cintura, insufficiente, ai percorsi della navetta dall’autosilo Valmulini, che secondo noi dovrebbe passare da via Milano, anche per dare visibilità al quartiere. Il vero problema è riuscire a canalizzare chi arriva da fuori, rendere il trasporto pubblico più efficiente e spalmare gli eventi di Natale su una porzione più ampia della città. Dal punto di vista commerciale, l’anno prossimo chiederemo agli organizzatori della Città dei Balocchi di coinvolgere il commercio locale nel mercatino: vorremmo che fosse un veicolo di promozione dei prodotti esistenti sul nostro territorio».

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