I commessi dei supermercati lo chiamano “il latte di Giuda”: un sorso e ti sale la febbre a 40 | Non berlo mai

Latte di giuda-Fonte Facebook-Corrieredicomo.it
Un improvviso picco di febbre ha portato un pensionato al ricovero: le analisi puntano su un batterio di origine alimentare.
Quando la febbre sale oltre i 40 gradi il campanello d’allarme è inevitabile.
È ciò che ha spinto un uomo del trevigiano a rivolgersi d’urgenza ai medici dell’ospedale Ca’ Foncello.
Un gesto tempestivo che ha evitato conseguenze più gravi, aprendo però un’inchiesta sanitaria su una possibile intossicazione alimentare.
Ma come si arriva da una cena apparentemente normale a un ricovero d’urgenza? Attenzione a questi prodotti.
Dalla febbre improvvisa al ricovero urgente
La malattia si è manifestata con un aumento rapido e preoccupante della temperatura corporea, fino a superare i 40 gradi. A quel punto il pensionato, accompagnato dalla moglie, si è recato in ospedale, dove è stato immediatamente ricoverato e sottoposto a una serie di accertamenti clinici.
Gli esami hanno evidenziato la presenza di un’infezione collegata a un batterio che può originarsi da alimenti di uso comune, in particolare derivati del latte. L’allarme ha fatto scattare controlli accurati, con campioni inviati al centro di ricerca di Marsiglia per ottenere una diagnosi definitiva. L’episodio ha riacceso i riflettori sul tema della sicurezza alimentare, soprattutto quando si tratta di prodotti freschi e delicati.
Ipotesi intossicazione da latticini: indagini in corso
Al momento, l’ipotesi principale riguarda una contaminazione derivante da latte o latticini consumati nei giorni precedenti. Le autorità sanitarie stanno ricostruendo la catena alimentare per individuare con precisione i prodotti assunti e verificare eventuali correlazioni con la patologia riscontrata. Se la connessione fosse confermata, scatterebbero misure di prevenzione per tutelare altri consumatori che potrebbero aver acquistato gli stessi alimenti. Nonostante la gravità iniziale del quadro clinico, le condizioni dell’uomo stanno gradualmente migliorando e non è in pericolo di vita. La vicenda resta comunque sotto stretto monitoraggio, con controlli a tappeto che proseguiranno finché non sarà chiarita l’origine dell’infezione. Un caso che mette in evidenza quanto sia importante la tracciabilità dei prodotti alimentari e l’attenzione ai segnali del corpo, capaci di anticipare e limitare rischi ben più seri.
Ma quali sono i sintomi e come reagire? I sintomi più comuni di una sospetta intossicazione alimentare includono febbre alta, nausea, vomito, diarrea, dolori addominali e spossatezza generale. Quando questi segnali compaiono in forma intensa o persistente, è fondamentale non sottovalutarli. Per ridurre il rischio, è consigliabile consumare solo prodotti ben conservati e rispettare sempre la catena del freddo, in particolare per latte e derivati. In caso di sintomi sospetti, la reazione più corretta è recarsi immediatamente al pronto soccorso o contattare il medico, portando con sé eventuali alimenti consumati di recente per facilitarne l’analisi. La prevenzione rimane la prima arma per proteggere la salute, ma la rapidità di intervento può fare davvero la differenza.