diMARIO RAPISARDA
Le follie di palazzo CernezziPiù di un professionista, in queste ore, contesta la scelta degli architetti di Gianluca Zambrotta per il lungolago. L’erba sintetica trova molti scettici, altri probabilmente ne arriveranno.Questa, comunque, è la soluzione rimasta in campo.Ed è l’unica àncora di salvezza per una situazione imbarazzante che ormai da tempo si trascina sulle rive
cittadine del Lario.Il progetto proposto dal campione di calcio è un raro e provvidenziale esempio di mecenatismo comasco. E poco importa, tutto sommato, se non è condiviso all’unisono: si tratta di una situazione “provvisoria”, destinata a durare (quantomeno sulla carta) 5-6 mesi, grazie alla quale la passeggiata tornerà a essere fruibile da cittadini e turisti.Il problema, come evidente, non è certo la plastica verde in arrivo da piazza Cavour fino ai giardini. Tutti dovremmo infatti preoccuparci di ciò che succederà dopo quest’estate. Una volta rimosso il manto simil-San Siro, come e quando ripartirà il cantiere? E quando si concluderanno i lavori? La domanda non ha purtroppo risposte e lascia in tutti un po’ di inquietudine.Negli anni passati, chi legge abitualmente questo giornale forse lo ricorda, avevo salutato con grande favore l’avvio del cantiere per la realizzazione delle paratie e il conseguente ridisegno del lungolago. Lo ritenevo uno snodo importante per riqualificare un’area lanciata a tutta velocità verso il degrado. La passeggiata, bellissima dal punto di vista paesaggistico, aveva un gran bisogno di essere tolta dal progressivo e inesorabile decadimento.Ero convinto (illuso) che quanto proposto e promesso trovasse una concreta e veloce attuazione.Mi sbagliavo. Prima il muro (abbattuto a furor di popolo), poi il lungo stop ai lavori hanno infranto ogni speranza. E hanno ancora una volta dimostrato che quando l’apparato pubblico mette mano a qualcosa, anziché migliorarlo, spesso e volentieri lo peggiora. Paradossalmente a Como, in una situazione degna del miglior Kafka, il contestato “immobilismo” sta diventando meglio del raro “interventismo”. Come la Ticosa, anche il lungolago è infatti diventato il simbolo di quello che Como può diventare ma non riesce a essere.Del resto, il declino della città trova un perfetto riflesso nell’assemblea municipale cittadina, vero specchio di questa indegna situazione. Per chi non se ne fosse accorto, i nostri quaranta consiglieri comunali nell’ultimo mese hanno già bruciato 40mila euro di soldi pubblici per discutere (a vuoto) del bilancio. Con montagne di emendamenti inutili i lavori a Palazzo Cernezzi sono sostanzialmente inchiodati sul nulla. E nel frattempo, senza l’approvazione del documento contabile, le buche nelle strade rimangono dove sono perché le casse risultano bloccate. Questa follia viene messa in scena tutte le settimane nell’aula di Palazzo Cernezzi. E nessuno è in grado (o vuole veramente) dire basta. Mentre in consiglio comunale ci sono signori che giocano a fare i parlamentari de noantri, Como sprofonda.Complimenti.mrapisarda@corrierecomo.it
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