Dopo Quota 100, adesso si sale, almeno per un anno, a Quota 102.Nel 2022, secondo la nuova legge di Bilancio, si andrà in pensione a 64 anni d’età e con 38 anni di contributi. E con un fondo per accompagnare i lavoratori che finirebbero per essere penalizzati dai nuovi requisiti di circa 500 milioni. Uno “scivolo” che servirà ad agevolare l’uscita dal lavoro nelle aziende più piccole o in crisi. In attesa poi di un ritorno alla Fornero.E mentre il Governo sta mettendo a fuoco gli ultimi dettagli e passaggi formali, dai sindacati locali arriva però una richiesta ben precisa, ovvero quella delle necessità di una riforma complessiva delle pensioni.«Siamo dinanzi a un passaggio interlocutorio che non soddisfa e soprattutto non risolve i grandi interrogativi legati al tema pensioni – interviene il segretario provinciale della Uil Salvatore Monteduro riferendosi a Quota 102 – È necessario, e urgente, avere da subito una visuale a più ampio raggio. È decisivo».Nella nostra provincia complessivamente va detto che le pensioni di vecchiaia sono 132.554 su una popolazione di 600mila persone. «Un altro serio problema è poi legato a quanti in uscita dal mondo del lavoro si ritroveranno completamente esclusi, laddove cercassero nuove opportunità – aggiunge Monteduro – e per contro i giovani avranno altrettante difficoltà. Questo perché, anche come è stato ribadito dai dati previsionali sull’occupazione Excelsior, le opportunità, non poche, che si apriranno fino al 2025 e che sono legate soprattutto al turn over, sono opportunità e quindi numeri calcolati su Quota 100. Con questo cambiamento saltano i parametri e quindi si rischia di fare un passo falso o di rallentare quello che invece dovrebbe essere un totale ripensamento delle pensioni». Stesso discorso di Quota 102 anche per lo “scivolo” che si riferisce ai lavori gravosi, con la proroga in manovra dell’Ape sociale per un altro anno. Accanto alla proroga, è anche aggiornato l’elenco dei lavori gravosi che hanno diritto alla misura, con l’aggiunta di nuove categorie.Un tema al centro del dibattito su cui ovviamente interviene anche il segretario Cgil Como, Umberto Colombo. «Quota 102 non è ammissibile perché riporta in auge la riforma Fornero e interessa solo una piccola platea di persone. Per quanto riguarda i giovani: la questione riguarda molto anche il nostro territorio ed è legata alla qualità del lavoro. Finché continuerà, per loro, a essere discontinuo e precario, i contributi diminuiranno – spiega il segretario – e il sistema generale andrà in affanno. Per questo, nella piattaforma sindacale unitaria, oltre a respingere il ripristino della Fornero, si chiede la flessibilità con 41 anni di anzianità o 62 anni di età anagrafica e garanzie previdenziali per i più giovani e le donne. Non è accettabile che i ragazzi, oggi, siano convinti che non andranno mai in pensione. Adesso bisogna gettare le basi affinché i giovani possano andare in pensione in maniera dignitosa».
I sindacati: «Necessario un ripensamento totale del sistema pensioni»

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