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I sindaci lasciati soli a sorvegliare le “polveriere”. La denuncia da Erba e Canzo: «L’Ats non ci ha ancora risposto sui tamponi»

In materia di igiene e sanità pubblica il sindaco è l’autorità sanitaria locale. Durante l’emergenza pandemica questa competenza è passata a un livello più alto, ma tanti primi cittadini sono rimasti in prima linea anche sul Lario. In particolare si trovano all’interno del Comune a convivere con quelle che potremmo chiamare piccole polveriere. Nelle settimane del Coronavirus queste sono le Rsa e le case anziani.La prima a sollevare la questione delle residenze e dei controlli è stata Veronica Airoldi, sindaco di Erba, con la Ca’ Prina. Una dura lettera indirizzata al presidente Fontana, all’assessore regionale Gallera, oltre che ad Ats e Asst, già a inizio aprile. Erano i primi casi di Covid nelle case anziani. «Ho visto subito la necessità di fare i tamponi sia sugli ospiti, ma anche su tutti gli operatori – spiega Veronica Airoldi-– E su questo punto non retrocedo. Anche se l’Ats non mi ha mai risposto. Ci sono persone asintomatiche. Fortunatamente l’ospedale Fatebenefratelli ha aperto degli spazi per i tamponi della Ca’ Prina». Il sindaco spiega che oggi sono una cinquantina gli ospiti dell’istituto positivi al Coronavirus. Tutti i malati sono su un piano della struttura. «Ho chiesto ogni giorno di essere aggiornata sui casi e i tamponi alla Ca’ Prina. Sono pronta anche a ulteriori azioni se gli esami non verranno fatti a tutti».Ad Albese con Cassano, da settimane si parla solo della questione di Villa San Benedetto. «Sul territorio abbiamo ben quattro strutture per anziani, tra case albergo e case di riposo – spiega il sindaco Carlo Ballabio – A Villa San Benedetto è evidente che qualcosa non ha funzionato. Altrimenti non parleremmo di 120 contagiati su poco più di 150 degenti». Anche Ballabio ha chiesto subito che venissero effettuati tamponi anche a tutto il personale.«Dalla struttura c’è collaborazione e trasparenza – dice – Però i tamponi fatti sui dipendenti e i collaboratori sono ancora pochi. La situazione è seria. Solo una piccola parte del personale vive in paese, ma io non posso pensare soltanto ai confini del mio comune. Abbiano alcuni altri casi positivi, si tratta di personale sanitario e medici. I più colpiti dalla fine di febbraio», conclude.Anche il piccolo comune di Dizzasco ha la sua Rsa: “Sacro Cuore”. «La collaborazione con la struttura è quotidiana – spiega il sindaco Aldo Riva – Pensate che sono stati i primi a fare i tamponi sul personale. Ci sono altre strutture qui in Valle Intelvi dove invece non sono stati fatti. Certo, trovarsi con una quarantina di casi su un territorio piccolo come il nostro è impegnativo. Oggi si è conclusa la sanificazione dei reparti e dell’esterno. Presidente e direttore della struttura ci aggiornano tutti i giorni via Skype. Noi possiamo fare ben poco».Anche ad Arosio ci sono due strutture per anziani ed è stata scelta la massima trasparenza dal Comune e dalle residenze, tra cui la Borletti, che ha registrato i primi casi di Covid tra i suoi ospiti. «Credo vi sia stato un lavoro di grande responsabilità da parte delle direzioni – spiega il sindaco Alessandra Pozzoli – I contatti sono giornalieri. Da subito le strutture si sono rimboccate le maniche e con fondi propri hanno acquistato i tamponi per tutelare gli ospiti e arginare i casi».«A seguito dei primi decessi all’interno della Casa di Riposo Croce di Malta ho contattato la direzione che mi ha aggiornato sulla situazione – spiega il sindaco di Canzo, Giulio Nava – Preoccupato dall’ulteriore aumento del numero dei decessi, ho contattato anche l’Ats Insubria e la Prefettura di Como chiedendo aggiornamenti sulla situazione, sulle procedure adottate e chiedendo, inoltre, ampie garanzie sull’utilizzo di protezioni da parte degli operatori socio-sanitari così come un attento monitoraggio degli stessi mediante tamponi. Al momento non abbiamo ricevuto risposte. Continuerò ovviamente a seguire con attenzione l’evolversi della situazione, avendo a cuore la salute di tutti gli ospiti della casa di riposo così come di tutti i cittadini canzesi» conclude.

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