Il momento più difficile ma allo stesso tempo quello più stimolante è «sicuramente stato l’arrivo dell’ondata migratoria di centinaia di profughi alla stazione di San Giovanni. L’emergenza scattata ormai alcuni anni fa che ha messo la città e le istituzioni davanti a un fenomeno che mai si era presentato con simile intensità a Como. Una situazione che ha richiesto un grande impegno alle forze dell’ordine, allo Stato e ai comaschi che hanno dimostrato di essere un popolo accogliente e generoso». Le parole sono di Bruno Corda, ex prefetto di Como che il 23 luglio lascerà il posto al suo successore, Ignazio Coccia in arrivo da Bologna.
E questo pomeriggio, ancora intento a riempire gli ultimi scatoloni nel suo ufficio – la sua prossima destinazione sarà Roma dove sarà vice capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione – ha voluto fare un breve bilancio della sua esperienza in riva al lago. «In questi 4 anni ho visto una città in rapido cambiamento – ricorda il prefetto – Il numero delle persone è cresciuto. Erano già tanti i turisti ma adesso è incredibile e bisogna lavorare sotto questo profilo». Una città dove il fenomeno migratorio ha caratterizzato gli ultimi anni. «È stato importante il lavoro di squadra. La compattezza sui vari fronti istituzionali e l’apertura dei cittadini che insieme al mondo del volontariato hanno fatto la loro parte. Abbiamo così gestito una situazione complicata dando delle linee da seguire anche per il futuro». E sui comaschi è chiaro. «Non me la contano giusta. Raccontano di essere chiusi ma non è così. Come i sardi – che rappresento – prima parlano, conoscono chi sta di fronte e poi diventano gli amici migliori».
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